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Cassazione: sospesa semilibertà a collaboratore Messina Denaro

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Da uomo di fiducia del boss Matteo Messina Denaro tanto da essere l’unico anche a detenere il suo numero di cellulare, a bibliotecario presso il museo di Santa Chiara in Sulmona (L’Aquila). Ora però la Cassazione dopo l’appello proposto dal Procuratore Generale dell’Aquila, Alessandro Mancini, ha deciso che il Tribunale della Libertà dell’Aquila dovrà nuovamente e con più attenzione analizzare il caso. Si tratta del boss Leonardo Ciaccio (alle spalle una sentenza irrevocabile all’ergastolo dalla Corte di Assise di Palermo per associazione per delinquere di stampo mafioso e altri gravi reati) al quale recentemente il Tribunale della Libertà dell’Aquila aveva concesso la misura alternativa per lo svolgimento a titolo di volontariato di bibliotecario.
“Il Tribunale di Sorveglianza scrive la Cassazione- non ha correttamente analizzato l’eventuale assenza di collegamenti, attuali o potenziali, del Ciaccio con la criminalità organizzata e con il contesto mafioso, mediante gli ampi poteri istruttori a disposizione. Il Collegio ritiene, pertanto, che il Tribunale, considerate le condizioni richieste, di un detenuto non collaborante, condannato per reati ostativi di prima fascia, noi abbia adeguatamente motivato in ordine alla ritenuta presenza di indici esteriori comprovanti l’asserita dissociazione del condannato. Il Tribunale, quindi, avrebbe concesso la misura alternativa alla detenzione richiesta, senza fornire sul punto alcuna valida motivazione, considerando che, ai fini dell’applicazione della misura alternativa della semilibertà sono richieste due distinte indagini, una concernente i risultati del trattamento individualizzato e l’altra relativa all’esistenza delle condizioni che garantiscono un graduale reinserimento del detenuto nella società”. Infine dito puntato (prendendo spunto dall’appello del Procuratore Mancini) sugli allarmi non tenuti in considerazione dal collegio del Tribunale della Libertà, riguardo la pericolosità del soggetto, evidenziata dalla stessa Direzione investigativa antimafia (Dia) e dal Commissariato di Sulmona, quest’ultimo in relazione al particolare che il luogo in cui Ciaccio avrebbe dovuto svolgere il lavoro di bibliotecario è frequentato da soggetti noti alle forze dell’ordine. (AGI)
AQ1/TPA