Sin dal 2016, Romolo Ridosso, che in quell’anno aveva iniziato a collaborare con la giustizia e che oggi è stato arrestato per concorso nell’omicidio di Angelo Vassallo, metteva in relazione il delitto del sindaco ‘pescatore’ con il traffico di droga “a quintali” in cui era coinvolto Raffaele Maurelli. Sentito dagli inquirenti all’epoca, Ridosso fece riferimento a presunti collegamenti tra Maurelli (poi deceduto) con i Casalesi e Nicola Schiavone (figlio di Francesco, detto Sandokan), avanzando l’ipotesi dell’esistenza di un gruppo che era in ‘affari’ con i Casalesi, nel quale avrebbe provato a entrare. Tentativo, poi, sfumato perché “abbandonato” dallo stesso gruppo, dopo l’arresto di suo figlio.
È Salvatore Ridosso, figlio di Romolo, a raccontare, nel 2014 agli investigatori, del ‘viaggio ad Acciaroli’, uno o due giorni prima del delitto Vassallo. In auto, lui, il padre e Giuseppe Cipriano, conosciuto come Peppe dell’Odeon, raggiunsero la località costiera cilentana perché Peppe dell’Odeon avrebbe dovuto incontrare una persona. Ma, quell’incontro, secondo quanto riferì, non ci fu. Salvatore Ridosso rivelò che, poi, appreso dell’omicidio del sindaco ‘pescatore’, lui e il padre si allarmarono perché convinti di essere finiti in una trappola della persona che li aveva portati ad Acciaroli; loro invece nulla avevano a che fare con il delitto. Quanto ai motivi dell’omicidio, Salvatore Ridosso disse agli inquirenti che Vassallo aveva scoperto un traffico di droga che sarebbe avvenuto, via mare, a bordo di barche che partivano dal porto di Castellammare di Stabia. Lo stupefacente veniva preso nelle zone di Secondigliano da alcuni esponenti del clan Amato-Pagano, caricata sulle imbarcazioni con direzione il porto di Acciaroli. Da lì, poi la droga sarebbe stata smerciata in Calabria e in Cilento. (AGI)