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Iran: celebrato 45esimo anniversario sequestro ambasciata Usa

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Ritratto di Trump a terra, Biden in versione burattino, bandiere Usa e israeliane bruciate: in Iran i manifestanti hanno festeggiato così il 45mo anniversario della presa dell’ambasciata degli Stati Uniti a Teheran. La protesta si tiene a soli due giorni dalle elezioni Usa e in un contesto di tensioni alle stelle con Israele. “Non c’è differenza tra Biden e Trump, tra l’asino e l’elefante, entrambi seguono la stessa politica”, hanno commentato i manifestanti.
Il 4 novembre 1979, meno di nove mesi dopo il rovesciamento dell’ultimo Scià dell’Iran, un gruppo di studenti sostenitori della Rivoluzione Islamica fece irruzione nell’ambasciata degli Stati Uniti a Teheran, accusata di essere un “covo di spie”. Diverse dozzine di diplomatici americani furono tenuti in ostaggio. Per liberarli, i manifestanti hanno chiesto l’estradizione del sovrano deposto, che si era rifugiato negli Stati Uniti, per essere processato in Iran. Il governo celebra ogni anno questo evento in pompa magna, davanti all’ex rappresentanza diplomatica oggi trasformata in museo. La cattura dell’ambasciata americana è considerata un atto fondatore della Repubblica islamica, nella sua resistenza all’“arroganza globale” incarnata, secondo Teheran, dagli Stati Uniti e dai suoi alleati occidentali. “Morte all’America, morte a Israele!”, hanno gridato migliaia di manifestanti, tra cui molti scolari e studenti, galvanizzati dai canti rivoluzionari ambientali. Le bandiere americana e israeliana vengono bruciate e calpestate, mentre un gigantesco burattino che rappresenta il presidente degli Stati Uniti Joe Biden troneggia sulla folla. A terra giace un ritratto del suo predecessore Donald Trump, che spera di vincere martedì le elezioni presidenziali negli Stati Uniti contro la sua rivale Kamala Harris. Nelle vicinanze, un murale raffigura il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu mentre scava la tomba di Israele.
La guerra a Gaza tra Israele e Hamas palestinese ma anche nel vicino Libano contro Hezbollah, due movimenti sostenuti finanziariamente e militarmente da Teheran, cristallizza la rabbia dei partecipanti. Alcuni manifestanti hanno messo in mostra ritratti del leader supremo iraniano, l’ayatollah Ali Khamenei, o di personaggi della “resistenza” contro Israele, tra cui l’ex leader di Hezbollah Hassan Nasrallah, ucciso in un attacco israeliano in Libano.
L’Iran non riconosce lo Stato israeliano, considerato fin dalla fondazione della Repubblica islamica nel 1979 come un “usurpatore” in Palestina e un avamposto americano in Medio Oriente. I leader iraniani hanno quindi fatto del sostegno alla causa palestinese uno dei pilastri della loro politica estera.
L’Iran, soggetto a significative sanzioni internazionali, ha firmato nel 2015 un accordo con le maggiori potenze – tra cui gli Stati Uniti – per limitare il suo programma nucleare. Il testo prevedeva in cambio la graduale revoca delle sanzioni, ma il patto è stato silurato tre anni dopo, quando l’ex presidente Trump si è ritirato dal patto e ha ripristinato le sanzioni. (AGI)
VQV