Nel mese di ottobre, solo 990 camion carichi di aiuti sono entrati nella Striscia di Gaza, il numero più basso da inizio anno, secondo i dati delle Nazioni Unite. La riduzione della consegna degli aiuti umanitari aumenta il rischio di carestia della popolazione residente nel territorio palestinese. Rispetto ai mesi precedenti, si tratta di solo il 25% degli aiuti medi solitamente destinati Gaza, sulla base dei dati forniti dall’Onu sul volume delle forniture portate nei magazzini all’interno della Striscia o rese disponibili ad agenzie o persone bisognose.
Finora quest’anno marzo è stato il mese in cui Israele ha consentito l’arrivo del maggior numero di camion, in tutto 4.993. Ma anche rispetto a febbraio, quando vi hanno avuto accesso solo 2.874 persone, gli aiuti di ottobre rappresentano quasi un terzo di quella cifra, rendendo difficile la sopravvivenza di centinaia di migliaia di abitanti di Gaza, soprattutto nella zona militarmente isolata a nord della Striscia.
Una riduzione significativa registrata nonostante l’avvertimento del governo degli Stati Uniti di limitare il sostegno militare a Israele se l’arrivo dell’assistenza umanitaria non migliorasse. Il 13 ottobre, il segretario di Stato Usa, Antony Blinken, e il segretario alla Difesa, Lloyd Austin, in una lettera hanno concesso a Israele 30 giorni per “aumentare tutte le forme di assistenza umanitaria” nella Striscia e “porre fine all’isolamento del nord di Gaza”. Anche ieri Blinken ha ribadito, in una conferenza stampa con Austin a Washington, che i progressi compiuti sono “insufficienti”, e ha assicurato che continuerà a lavorare quotidianamente affinché Israele garantisca che gli aiuti raggiungano “le persone che ne hanno bisogno a Gaza”.
Nelle due settimane precedenti la lettera statunitense, sono entrati nella Striscia 458 camion, cifra che è salita a 486 nelle due settimane successive, dal 14 al 27 ottobre. Nella lettera gli Stati Uniti richiedevano un minimo di 350 camion al giorno.
“La situazione nel nord di Gaza è apocalittica. La zona è sotto assedio da quasi un mese, senza ricevere aiuti di base né forniture vitali, mentre i bombardamenti continuano”, ha denunciato ieri il direttore generale dell’Oms, Tedros Adhanom Ghebreyesus, insieme a 14 altre organizzazioni umanitarie delle Nazioni Unite ma non solo. “Bisogna fornire aiuti umanitari ed esortiamo tutte le parti a garantire un accesso senza ostacoli alle persone colpite”, si legge nella dichiarazione, che chiede un embargo sulle armi e un cessate il fuoco duraturo, mentre l’ultimatum dato dagli Stati Uniti scade tra dieci giorni. (AGI)
VQV