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Cultura: ricerca, sempre più un lusso, più spesa meno utenti

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Al contrario, per attività che comportano costi obbligatori, come il cinema, la tendenza è opposta: solo l’11% degli intervistati ha scelto di non vedere un film a pagamento. Si assesta la quota di lettori di libri cartacei e cala la lettura dei quotidiani. Dal 2021 al 2024 la lettura di libri cartacei ha guadagnato sei punti percentuali, passando dal 69% al 75%, e riguadagnando così terreno rispetto alle situazioni precedenti. Nei comportamenti di consumo emerge un chiaro divario generazionale: gli over 55 preferiscono passatempi come il balletto e l’opera, mentre i più giovani si orientano verso esperienze come musei permanenti o eventi all’aperto con la presenza di personaggi del mondo della cultura. Il divario di interessi suggerisce che l’offerta culturale debba essere adattata e diversificata in base ai target demografici per poter rispondere efficacemente alle esigenze di tutti i fruitori, specialmente nel caso dei weekend culturali. Un italiano su tre ha valutato particolarmente coinvolgente l’idea di regalare un weekend culturale a una persona cara o l’eventualità di ricevere il weekend culturale come regalo (30% contro 35%). A livello di target, si è anche notato come i residenti nel Sud e le Isole abbiano valutato più positivamente questa eventualità, seguiti dalle donne (6.3%), a pari merito con la fascia d’età tra i 18 e 34 anni. Agli intervistati è stato anche chiesto quali fossero i fattori in grado di limitare la partecipazione agli eventi culturali; tra questi è emersa come principale motivazione quella dei costi, spesso più percepita maggiormente nel Sud e Isole dove alcune iniziative non sono proprio presenti (29% vs 12% del Nord-Ovest). Sempre secondo la ricerca l’offerta culturale è valutata positivamente nelle città in cui è presente, ma il giudizio positivo è in leggero calo rispetto al 2023, tranne che per i festival letterari e gli eventi all’aperto o in teatri con la presenza di personaggi del mondo della cultura. Le iniziative culturali estive si sono rivelate, tuttavia, un importante attrattore per la scelta delle mete vacanziere e sono state riconosciute come mezzo per promuovere il turismo locale e sostenere l’economia dei territori. In particolare, la “vacanza ideale” per ben il 43% coniuga natura e cultura offrendo esperienze a 360 gradi che soddisfino la voglia di scoperta culturale e la ricerca di relax all’aperto, con particolare interesse per le esperienze enogastronomiche (37%). La cultura diventa sempre più un lusso. Con un effetto “paradosso” infatti aumenta la spesa media tra chi consuma ma diminuiscono i consumatori complessivi e, rispetto al 2023, la spesa di settembre è passata da 83,2 euro a 94,6 euro. E quanto emerge da una ricerca di Impresa Cultura Italia-Confcommercio realizzata con SWG. “Il divario tra chi può permettersi di spendere per cultura e chi non ha questa possibilità continua ad ampliarsi. I dati del nostro Osservatorio mettono in luce l’importanza di promuovere politiche che favoriscano l’accesso alla cultura e misure come la detrazione delle spese legate ai consumi culturali -dichiara Carlo Fontana, Presidente di Impresa Cultura Italia-Confcommercio – Come abbiamo più volte sostenuto, l’introduzione di una detrazione di questo tipo non solo incentiverebbe la partecipazione culturale, restituendo parte dei costi sostenuti, ma consentirebbe di recuperare una platea di consumatori con minori capacità di spesa, con l’effetto di rafforzare la stessa filiera culturale e creativa e sostenere così lo sviluppo economico e sociale delle comunità.” “Occorre ridurre la forbice tra Nord e Sud, dove le disparità sono particolarmente evidenti sia nella spesa per la cultura che nell’offerta stessa che per essere percepita di valore, deve essere “su misura” e considerare gli interessi che cambiano tra le diverse generazioni” conclude Fontana. Tra i fattori che condizionano il livello di consumo, ci sono l’insoddisfazione rispetto all’offerta culturale in alcune aree del paese, come il Sud e le Isole, e l’età dei partecipanti agli eventi; infatti i giovani (18-34 anni) prediligono le attività all’aperto mentre la popolazione più anziana si orienta verso attività culturali più tradizionali. Dall’inizio del 2024, l’andamento è ambivalente: per alcune attività si stima una spesa maggiore da parte dei consumatori, mentre per altre minore. Ad esempio, il 71% di coloro che ascoltano musica non ha speso denaro in questa attività, a fronte di un 10% che ha dedicato una parte del proprio budget al settore dell’entertainment. (AGI)