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Salute: studio, tutti i Paesi possono ridurre la morte prematura

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Il rapporto Global Health 2050, che sarà lanciato questa settimana al World Health Summit di Berlino, sostiene che i Paesi dovrebbero dare priorità alle 15 condizioni sanitarie che causano la maggior parte dei decessi prematuri. Queste includono malattie infettive come la tubercolosi e le infezioni respiratorie, malattie non trasmissibili come il diabete e le malattie cardiovascolari, e altri problemi come gli incidenti e i suicidi.
Secondo il rapporto, la maggior parte dell’aumento dell’aspettativa di vita globale negli ultimi due decenni è attribuibile alla riduzione della mortalità dovuta a queste patologie. Tuttavia, milioni di persone in tutto il mondo non hanno ancora accesso ai servizi di prevenzione e cura che potrebbero proteggerle da queste cause di morte prematura. Gli autori affermano che i Paesi possono ottenere guadagni significativi sovvenzionando pubblicamente i costi dei farmaci essenziali, della diagnostica, dei vaccini e di altri interventi che affrontano queste 15 condizioni. Questo sussidio pubblico, secondo quanto sostengono gli autori, dovrebbe essere combinato con un aumento del finanziamento della ricerca e dell’innovazione per sviluppare nuove tecnologie sanitarie.
Se gli obiettivi “50 by 50” venissero raggiunti da tutti i Paesi, una persona nata nel 2050 avrebbe solo il 15% di possibilità di morire prima dei 70 anni, rispetto al 31% di una persona nata nel 2019. Tra i 37 Paesi che sono sulla buona strada per raggiungere questo traguardo ci sono sette delle nazioni più popolose del mondo, tra cui Bangladesh, Cina e Iran. Ma, tali guadagni sono raggiungibili e sostenibili in tutti i Paesi ad alto, medio e basso reddito che scelgono questo percorso, secondo il rapporto. Ridurre la mortalità prematura è un obiettivo che può raggiungere qualsiasi Paese, anche quelli afflitti da guerre o povertà. Lo rivela un rapporto guidato da Gavin Yamey, direttore del Center for Policy Impact in Global Health, CPIGH, della Duke University, pubblicato da The Lancet Commission on Investing in Health.
Lo studio traccia una tabella di marcia per ogni nazione che decida di dimezzare le probabilità di morte prematura dei suoi cittadini entro il 2050. Dal 1970, sono 37 i Paesi che hanno dimezzato la probabilità che i loro cittadini muoiano prima di raggiungere i 70 anni di età, un traguardo che segnala i notevoli progressi compiuti da molti Paesi nella prevenzione e nel trattamento delle malattie. Questo obiettivo, che la commissione chiama “50 by 50”, è raggiungibile, secondo il rapporto, attraverso una serie di investimenti sanitari mirati, come l’espansione delle vaccinazioni infantili e la prevenzione e i trattamenti a basso costo per le cause comuni di morte evitabile, combinati con l’aumento dei finanziamenti per lo sviluppo di nuove tecnologie sanitarie.
“Oggi è più che mai opportuno puntare sulla riduzione della mortalità”, ha affermato Yamey: “È un premio a portata di mano: avrà straordinari benefici per la salute, il benessere e l’economia”. “Raggiungere ’50 by 50′ ridurrebbe la mortalità e la morbilità, aiuterebbe a far crescere le economie e allevierebbe le povertà”, ha proseguito Yamey. Gli autori hanno descritto politiche specifiche e strategie di finanziamento della sanità che rendono fattibile anche per i Paesi più poveri un approccio economicamente vantaggioso alla riduzione della mortalità. “La politica sanitaria cambia la vita delle persone”, ha dichiarato Wenhui Mao, analista senior di politiche sanitarie presso la Duke University e uno dei cinquanta autori del rapporto della commissione. “Senza buone politiche sanitarie, le popolazioni non otterranno i risultati di salute che meritano e continueranno a verificarsi grandi disparità”, ha aggiunto Mao.
Il rapporto chiede una maggiore tassazione dei prodotti del tabacco, degli alimenti e delle bevande non salutari e dei combustibili fossili, che, secondo gli autori, ridurrebbe le malattie e i decessi attribuibili a questi prodotti e aumenterebbe le entrate che potrebbero essere reinvestite nei sistemi sanitari. Sebbene tutte queste tasse siano vantaggiose per tutti, il messaggio chiaro della commissione è che la priorità assoluta è un’elevata tassazione del tabacco. La commissione sottolinea, ad esempio, che il fumo rimane una delle maggiori cause di mortalità prevenibile in molte parti del mondo, causando più di 8 milioni di decessi. “L’aumento delle tasse sul tabacco potrebbe essere la politica sanitaria più importante del rapporto della commissione”, ha osservato Yamey: “Potrebbe arrecare vantaggi immediati anche per i cittadini più poveri del mondo”. “Questi sono i più sensibili ai prezzi, quindi è più probabile che smettano quando i prezzi del tabacco aumentano”. “Pertanto, è più probabile che ottengano i benefici economici e di salute derivanti dall’abbandono del fumo”, ha notato Yamey.
“La mortalità precoce per malattie è qualcosa di terribile per le famiglie, le comunità, le economie e i Paesi”, ha sottolineato Yamey: “Vogliamo che le persone vivano una vita lunga, sana e produttiva e ci auguriamo che questo rapporto contribuisca a mettere a fuoco questa agenda per la salute globale”. (AGI)