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Consumi: Istat, -1,5% spesa mensile ‘reale’ famiglie nel 2023

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Consumi: Istat, -1,5% spesa mensile ‘reale’ famiglie nel 2023 (3)
Pubblicato: 10/10/2024 11:22
(AGI) – Roma, 10 ott. – Per i Servizi di ristorazione e di alloggio, gli aumenti più forti si osservano nel Sud (+25,7%, 82 euro mensili), seguito dalle Isole (+20,0%, 90 euro), sebbene la spesa media più elevata per questa divisione rimanga, come nel 2022, quella del Nord-ovest (201 euro mensili). Per Ricreazione, sport e cultura la crescita è più forte nel Centro (+15,8%), dove si dedicano in media a questa voce 119 euro al mese, e nelle Isole (+15,5%), che però si attestano su un livello di spesa inferiore, pari a 65 euro mensili.
Stabili le spese per Mobili, articoli e servizi per la casa (con la sola eccezione del Sud, dove crescono del 9,9%), per Abbigliamento e calzature, per Informazione e comunicazione e per Bevande alcoliche e tabacchi (eccetto nel Centro, dove aumentano dell’8,7%).
L’unica divisione a far registrare un segno negativo è quella relativa ad Abitazione, acqua, elettricità, gas e altri combustibili (985 euro mensili, pari al 36,0% della spesa totale), in calo del 2,5% rispetto al 2022, a causa dell’evoluzione dei prezzi dei beni energetici per la casa (elettricità, gas e combustibili solidi), che nel 2023 hanno registrato un deciso calo rispetto all’anno precedente ii. La contrazione per questa divisione è stata particolarmente accentuata (-4,6%) nel Nord-ovest, dove la spesa è passata da 1.140 euro del 2022 a 1.088 euro del 2023.
Nel 2023 l’incremento delle spese delle famiglie in termini correnti è diffuso su tutto il territorio nazionale, ed è particolarmente intenso nel Centro (+6,0%) e nelle Isole (+5,7%), mentre il Nord-est (+4,4%) si mantiene sostanzialmente in linea con il dato nazionale. Al di sotto si collocano invece il Sud e il Nord-ovest (rispettivamente +4,0% e +2,7%).
I livelli di spesa più elevati, e superiori alla media nazionale, continuano a registrarsi nel Nord-ovest (2.979 euro), nel Nord-est (2.969 euro) e nel Centro (2.964 euro), mentre sono più bassi (e inferiori alla media nazionale) nelle Isole (2.321 euro) e nel Sud (2.203 euro).
Nel 2023, nel Nord-ovest si spendono in media circa 776 euro in più del Sud (e cioè il 35,2% in più, era il 36,9% nel 2022), mentre rispetto alle Isole il vantaggio del Nord-ovest in valori assoluti è di 658 euro (pari al 28,4% in più, l’anno precedente era il 32,0%). Rispetto al 2022, dunque, si assiste ad una lieve riduzione delle differenze relative nei livelli di spesa fra il Nord-ovest e il Mezzogiorno. Il forte aumento dei prezzi che ha caratterizzato il 2023, seppure in maniera più contenuta rispetto al 2022 – spiega l’Istat – è stato fronteggiato dalle famiglie risparmiando meno o attingendo ai risparmi, ma anche modificando le proprie abitudini di consumo. La propensione al risparmio delle famiglie consumatrici è stata, infatti, del 6,3%, in calo rispetto al 2022 (7,8%) e molto al di sotto del livello pre-Covid (8,0% nel 2019). Inoltre, analogamente a quanto già osservato nell’anno precedente, anche nel 2023 le famiglie hanno modificato le proprie scelte di acquisto, in particolare nel comparto alimentare: il 31,5% delle famiglie intervistate nel 2023 dichiara, infatti, di aver provato a limitare, rispetto a un anno prima, la quantità e/o la qualità del cibo acquistato (erano il 29,5% nel 2022).
Più in dettaglio, nel 2023, a fronte di un forte incremento dei prezzi di Alimentari e bevande analcoliche (+10,2% la variazione su base annua dell’IPCA), le spese delle famiglie per l’acquisto di questi prodotti sono cresciute del 9,2% rispetto all’anno precedente (526 euro mensili, pari al 19,2% della spesa totale), con punte dell’11,2% nel Nord-est e del 10,7% nel Centro.
Gli aumenti, tutti statisticamente significativi, hanno interessato tutte le classi di spesa della divisione alimentare, ma sono stati particolarmente elevati per le spese destinate a cibi pronti e altri prodotti alimentari pronti non altrove classificati (+15,5%, 34 euro mensili), oli e grassi (+12,9%, 17 euro), ortaggi, tuberi e legumi (+12,2%, 69 euro), latte, altri prodotti lattiero-caseari e uova (+11,9%, 65 euro), zucchero, prodotti dolciari e dessert (+9,6%, 23 euro), cereali e prodotti a base di cereali (+9,3%, 83 euro). Per la carne, che da sola rappresenta il 21,0% della spesa alimentare, l’aumento è stato del 6,7% (111 euro mensili nel 2023).
La spesa non alimentare cresce del 3,2% rispetto al 2022 (in media 2.212 euro mensili, che rappresentano l’80,8% della spesa totale), con aumenti attorno al 5% nel Centro (5,1%) e nelle Isole (5,2%). Il livello di spesa non alimentare più elevato si osserva, come nel 2022, nel Nord-ovest: 2.474 euro, senza però differenze significative rispetto ai 2.429 euro dell’anno precedente. La crescita interessa la maggior parte delle divisioni di spesa, ma aumentano soprattutto le spese per Servizi di ristorazione e di alloggio (+16,5%, 156 euro mensili), per Beni e servizi per la cura della persona, servizi di protezione sociale e altri beni e servizi (+14,5%, 138 euro), quelle per Servizi assicurativi e finanziari (+14,1%, 76 euro) e le spese per Ricreazione, sport e cultura (+10,8%, 102 euro). A seguire, aumentano le spese per Trasporti (+9,2%, 291 euro mensili), per Istruzione (+8,7%, 16 euro mensili) e per Salute (+3,8%, 118 euro).
Prosegue dunque, anche nel 2023, il recupero delle spese penalizzate dalla pandemia nel 2020 e dalle persistenti limitazioni alla socialità nel 2021, e cioè le spese per Servizi di ristorazione e di alloggio e quelle per Ricreazione, sport e cultura, con le prime che nel 2023 superano per la prima volta il livello pre Covid-19 (nel 2019 ammontavano infatti a 132 euro mensili). (AGI)