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La diagnosi sul tumore non fu sbagliata: assolti quattro medici

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Il Gup del Tribunale di Palermo, Marco Gaeta, ha prosciolto in udienza preliminare i medici imputati dell’omicidio colposo di un paziente che all’epoca dei fatti aveva 35 anni, Darin D’Anna, spirato il 4 giugno 2020. L’ipotesi dell’accusa, che i sanitari imputati non avessero rilevato in tempo un tumore maligno, non è stata ritenuta sussistente dal giudice. Non luogo a procedere dunque per Aroldo Gabriele Rizzo, difeso dall’avvocato Massimo Motisi. Erano in abbreviato e sono stati assolti Filippo Boniforti, assistito dagli avvocati Vincenzo Lo Re e Bartolo Studiale, Angelo Vetro (avvocato Rosario Vento) e Giancarlo Pompei, assistito dall’avvocato Salvatore Tamburo. I familiari della vittima si erano costituiti parte civile. La vicenda processuale è stata caratterizzata da numerose perizie, consulenze e varie schermaglie processuali.
L’accusa aveva ipotizzato che la diagnosi di sarcoma sinoviale fosse stata tardiva e questo avrebbe contribuito a provocare la morte di D’Anna, giovanissimo biologo il cui percorso di studi (ebbe la laurea magistrale post mortem, per decisione dell’Università) fu fermato da una malattia che, nel giro di qualche anno, lo portò via per sempre, tra il 2014 e il 2020. La Procura aveva chiesto l’archiviazione, ma era stata obbligata dal primo Gip, Filippo Serio, a formulare l’imputazione di omicidio colposo nei confronti di Boniforti, Rizzo, Vetro e Pompei. La diagnosi iniziale era stata fatta al San Raffaele Giglio di Cefalù (Palermo) ed era stata di sinovite villo-nodulare, poi meglio specificata in cisti di Baker. Invece si trattava del ben più grave sarcoma sinoviale, un tumore maligno della peggior specie, che alla lunga uccide. Per il Gup il fatto non sussiste. (AGI)