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Migranti: 63 ong, “Tunisia non è un luogo sicuro”

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“La Tunisia non è un luogo sicuro per le persone tratte in salvo da situazioni di pericolo in mare”: lo affermano 63 ong, tra le quali SOS Humanity, Sea-Watch, Amnesty International e Human Rights Watch, riferendosi all’istituzione di una Regione di Ricerca e Soccorso (Ssr)tunisina nel giugno 2024. Le ong chiedono alle autorità tunisine “di porre fine alle violazioni dei diritti umani contro le persone in movimento e alla repressione della società civile”. “L’Unione europea e i suoi Stati membri – sottolineano – rafforzando la loro cooperazione con la Tunisia per tenere i migranti lontani dalle coste europee, violano i diritti umani sanciti dalle Convenzioni internazionali. “I rifugiati non sono al sicuro in Tunisia”, dichiara Marie Michel, esponente di SOS Humanity. “Le violazioni dei diritti umani in Tunisia contro le persone in movimento – continua – sono state documentate in centinaia di casi, soprattutto dalla primavera del 2023 ad oggi. Non esiste un sistema di asilo e non c’è protezione per i rifugiati. Per noi, in quanto organizzazione non governativa di ricerca e soccorso, è quindi inammissibile portare in Tunisia le persone che abbiamo soccorso da situazioni di pericolo nel Mar Mediterraneo, perché ciò significherebbe violare il diritto internazionale. La Tunisia, così come la Libia, non è un luogo sicuro. Noi, SOS Humanity e cofirmatari critichiamo aspramente l’intensificazione della cooperazione dell’Unione europea e dei suoi Stati membri con gli attori tunisini che commettono violazioni dei diritti umani. L’UE ha sostenuto l’istituzione della Regione di Ricerca e Soccorso Tunisina, anche se questo significa replicare il modello libico: spostare la responsabilità delle attività di ricerca e salvataggio ad attori che effettuano pull-backs illegali delle persone in fuga, che violano costantemente il diritto internazionale e i diritti umani. Inoltre, temiamo che l’istituzione della SRR Tunisina limiti ulteriormente il già ridotto spazio umanitario nel Mediterraneo centrale, mettendo a rischio le nostre missioni di ricerca e soccorso, di cui c’è urgente bisogno”. (AGI)

FAB