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Medio Oriente: Taiwan indaga ma smentisce produzione dispositivi esplosi

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“Abbiamo incaricato la stazione di sicurezza nazionale dell’ufficio investigativo di interrogare ulteriormente due persone di società taiwanesi come testimoni ieri”, ha detto la Procura, precisando che al termine dei colloqui i due hanno lasciato gli uffici giudiziari. “Chiariremo i fatti il ​​prima possibile, ad esempio se le società taiwanesi sono coinvolte o meno”, ha affermato ancora la Procura, che ha fra l’altro disposto la perquisizione di 4 sedi delle società sospettate.
Stamattina il ministro dell’Economia Kuo Jyh-huei ha detto ai giornalisti che i cercapersone di Gold Apollo realizzati a Taiwan erano composti da componenti che erano “IC (circuiti integrati) di fascia bassa e batterie”. “Queste cose non esploderebbero”, ha detto, aggiungendo che Gold Apollo aveva esportato 260.000 cercapersone negli ultimi due anni e “non c’è mai stata un’esplosione”. Su quelli esplosi in Libano, ha aggiunto, “possiamo essere certi che non sono prodotti a Taiwan”. Anche il premier Cho Jung-tai ha sottolineato che “l’azienda e Taiwan non hanno esportato direttamente cercapersone in Libano”.Le autorità giudiziarie di Taiwan indagano “molto seriamente” sulle possibili responsbailit di società taiwanesi nella produzione dei dispositivi esplosi in Libano, provocando la morte di 37 persone e il ferimento di migliaia. Due responsabili di aziende sono stati interrogati, ma le autorità di Taipei continuano a sostenere che i dispositivi non erano stati prodotti a Taiwan.
Secondo ipotesi riportate dal New York Times ieri, Israele aveva inserito materiale esplosivo in una spedizione di cercapersone della Gold Apollo di Taiwan; ma la società ha smentito di aver prodotto i dispositivi, puntando invece il dito contro il partner ungherese BAC Consulting KFT, a cui aveva consentito di utilizzare il suo marchio. Sia un responsabile di questa società che quello di un’altra, Apollo Systems, sono stati sentiti dalla magistratura dell’isola. (AGI)