Una mostra virtuale ideata e realizzata dalle Gallerie degli Uffizi si propone di commemorare l’ottantesimo anniversario della Notte dei Ponti, cruciale evento per la storia fiorentina del XX secolo, offrendo ai visitatori un racconto delle drammatiche giornate che precedono la distruzione ad opera dei nazisti per tentare di impedire l’avanzata dell’esercito di liberazione e la complessa gestione della popolazione fiorentina, necessariamente evacuata dal centro storico e sfollata, in buona parte, nel complesso di Palazzo Pitti. Sabato 29 luglio 1944, infatti, il comando tedesco emana un’ordinanza con la quale s’impone ai cittadini di evacuare strade e piazze intorno all’Arno, entro le ore 12 del giorno successivo. Da quel momento un andirivieni di carretti trainati a mano si riversa su via Guicciardini e le strade limitrofe: Palazzo Pitti ed il Giardino di Boboli iniziano ad accogliere gli oltre cinquemila fiorentini costretti ad abbandonare la propria casa con le poche cose che sono riusciti a salvare. Alle 4 del pomeriggio di martedì 1 agosto, tutti gli accessi al palazzo e al giardino vengono chiusi ed è fatto divieto di aprire le finestre verso la piazza, mentre nella notte i tedeschi iniziano a piazzare le mine per distruggere i ponti e le case sui lungarni.
Tra coloro che trovano rifugio nel palazzo c’è Nello Baroni (Firenze 1906-1958) con la sua famiglia e gli amici e colleghi architetti Italo Gamberini, Giovanni Michelucci ed Edoardo Detti. Baroni è anche un bravo fotografo e in quei giorni documenta la vita all’interno del Palazzo e del Giardino. Gli scatti sono oggi conservati presso gli archivi del Gabinetto Fotografico delle Gallerie degli Uffizi, dell’Archivio di Stato di Firenze e dell’Istituto storico toscano della Resistenza e dell’età contemporanea. Successivamente, Baroni scriverà delle memorie: è il “Diario dei Cinquemila”, nel quale racconta i fatti avvenuti da sabato 29 luglio a venerdì 4 agosto 1944. Sono sette giorni straordinari e irripetibili, che segnano la storia della reggia di Palazzo Pitti e di Firenze. “La Repubblica di Pitti è stata un sogno” scriverà anni dopo Anna Banti (Firenze 1895-Ronchi di Massa 1985). Anche lei è rifugiata a Palazzo Pitti, mentre le mine tedesche si portano via la sua casa in Borgo San Jacopo. Alcune memorie di quei giorni sono evocate con particolare intensità emotiva nelle “Veglie di Pitti” e nel romanzo “Artemisia”, perduto nei bombardamenti e poi riscritto dopo la guerra. Attraverso un attento lavoro di ricerca nei diversi archivi e grazie alla disponibilità dell’Archivio di Stato di Firenze, dell’Istituto Storico Toscano della Resistenza e dell’età contemporanea e della Fondazione Roberto Longhi, la mostra virtuale restituisce con vivezza e rinnova la memoria di quelle giornate, offrendo al visitatore in un racconto che giorno dopo giorno, si compone attraverso le fotografie di Nello Baroni, presentate per la prima volta con completezza, e le trascrizioni testuali e tracce audio con interpretazioni attoriali delle voci di Nello Baroni e Anna Banti, appositamente prodotte e fruibili, oltre che percorso virtuale sul sito, anche sulle principali piattaforme podcast. (AGI)
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