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Tunisia: oppositrice in carcere Abir Moussi candidata presidente

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La feroce oppositrice del presidente Kais Saied in Tunisia, Abir Moussi, incarcerata dall’autunno del 2023, ha presentato la sua candidatura per le elezioni presidenziali del 6 ottobre tramite i suoi avvocati. E’ quanto riferisce la stampa locale. A presentare il dossier per la candidatura,a tre giorni dalla scadenza, sono stati sei esponenti del comitato di difesa del capo del Partito Destouriano Libero (PDL), che rivendicano l’eredità degli autocrati Habib Bourguiba e Zine El Abidine Ben Ali.
I potenziali avversari del presidente Saied, eletto democraticamente nel 2019 ma autore di un colpo di stato tre anni fa e alla ricerca di un secondo mandato, non avranno vita facile in vista delle elezioni. Per essere accolte, le candidature devono avere il patrocinio di dieci parlamentari o 40 presidenti di enti locali – in gran parte acquisiti da Saied – o di 10.000 elettori con almeno 500 firme per collegio elettorale.
Molto critica sia del presidente Saied che del partito di opposizione islamo-conservatore Ennahdha, Moussi, ex deputata di 49 anni, è stata arrestata il 3 ottobre scorso davanti al palazzo presidenziale, mentre, secondo il suo partito, era venuta a presentare ricorso contro i decreti di Saied. È accusata, fra l’altro, di “un attacco volto a cambiare la forma di governo”, oltre che sospettata di aver voluto ristabilire un regime simile a quello di Ben Ali, rovesciato nel 2011 dalla prima rivolta della Primavera araba. Altri esponenti dell’opposizione detenuti, come Issam Chebbi e Ghazi Chaouachi, accusati di complotto contro lo Stato, avevano annunciato la loro intenzione di candidarsi alla presidenza ma hanno gettato la spugna perché non avevano ottenuto una procura speciale per essere rappresentati durante il processo. Mercoledì scorso una decina di seri contendenti, tra cui il giornalista Nizar Chaari, l’ammiraglio in pensione Kamel Akrout e l’ex ministro Abdellatif Mekki, hanno denunciato in un comunicato stampa gli ostacoli alla loro libertà di candidarsi. Una trentina di ONG, tra cui la Lega tunisina per i diritti umani, hanno denunciato giovedì “arresti arbitrari” di candidati, un’autorità elettorale che “ha perso la sua indipendenza” e “una monopolizzazione dello spazio pubblico” con “l’utilizzo delle risorse dello Stato per favorire un candidato a scapito degli altri. (AGI)
VEN