“L’ordinanza di rimessione alla Corte costituzionale da parte del gip di Milano per l’aiuto che ho fornito a Elena e Romano a raggiungere la Svizzera rappresenta un’altra occasione per affermare pienamente il diritto all’aiuto alla morte volontaria, che avevamo già in parte conquistato quattro anni fa, con la sentenza sull’azione di disobbedienza civile per Dj Fabo”. E’ il commento di Marco Cappato, tesoriere dell’Associazione Luca Coscioni, indagato per l’aiuto fornito alla signora Elena e al signor Romano per raggiungere la Svizzera. “La decisione è arrivata proprio nella settimana in cui si è tenuta l’udienza presso la Corte costituzionale sul caso di Massimiliano, aiutato con un’azione di disobbedienza civile da Chiara Lalli, Felicetta Maltese e me – prosegue -. I giudici costituzionali sono chiamati a decidere se il requisito del trattamento di sostegno vitale violi la Costituzione in quanto discriminatorio e lesivo dell’autodeterminazione della persona malata. Questo nuovo rinvio alla Corte costituzionale è un’occasione per rispondere a una realtà sociale sempre più urgente e pressante da parte di persone che esigono di non dover subire come una tortura condizioni di sofferenza insopportabile e irreversibile contro la propria volontà”.
L’avvocata Filomena Gallo, Segretaria nazionale dell’Associazione Luca Coscioni e coordinatrice del collegio legale di studio e difesa di Marco Cappato, afferma che “abbiamo evidenziato, nel corso dell’udienza del 19 giugno scorso in Corte Costituzionale, le questioni che oggi troviamo poste nella nuova questione di legittimità costituzionale in riferimento alla discriminazione tra malati nell’accesso all’aiuto al suicidio e sotto il profilo della ragionevolezza”. “L’ordinanza di rimessione conferma anche che tutte le eccezioni di inammissibilità sollevate dall’avvocatura dello Stato, a nome del Governo, nell’udienza in Corte costituzionale sono destituite di ogni fondamento – aggiunge – dal momento che la rilevanza della questione risulta confermata proprio dalle storie della signora Elena e del signor Romano. Attendiamo ora la decisione dei giudici della Corte costituzionale”. (AGI)