“Siamo contenti che Chico Forti sia rientrato, anche perchè è un importante caso di applicazione della Convenzione di Strasburgo: certo, è stato pur sempre 25 anni in galera all’estero, ci si poteva pure pensare prima…” Katya Anedda, presidente della onlus “Prigionieri del silenzio”, nata per salvaguardare i diritti dei cittadini italiani detenuti all’estero, saluta con favore il rientro dell’imprenditore trentino ma esprime un auspicio: quello che “questo tipo di interventi non riguardi solo i casi che finiscono sotto i riflettori dei media, perchè non devono esserci cittadini di serie A e di serie B, non esistono solo Forti o la Salis, abbiamo quasi duemila connazionali rinchiusi in prigione in un gran numero di Paesi. Ci sono casi ormai ‘storici’ come quello di un uomo da 26 anni in carcere proprio in Florida pur essendo sicuramente innocente o quello più recente di Filippo e Luca (in prigione in Romania da oltre un anno, ndr) che si sono visti confermare in appello una scandalosa condanna a 8 anni”.
Secondo i dati – aggiornati al dicembre 2022 – del censimento del DGIT, il dipartimento del ministero degli Esteri che si occupa dei nostri connazionali reclusi all’estero, sono 1.924 i cittadini italiani detenuti in un carcere straniero: 1.354 in un Paese dell’Unione europea, 214 in un Paese europeo extra Ue, 202 nelle Americhe, 114 tra Asia e Oceania, 21 nell’area del Mediterraneo e Medio Oriente, 19 nell’Africa sub-sahariana. Il 40,6% sono in attesa di giudizio.
Giovedì 23 maggio Anedda e l’avvocato dell’associazione Francesca Carnicelli saranno in audizione davanti alla Commissione straordinaria per la tutela e la promozione dei diritti umani del Senato. (AGI)