Il 5 agosto del 1989 i killer della mafia uccisero a Villagrazia di Carini l’agente di polizia Nino Agostino, sua moglie Ida Castelluccio e il loro figlio che lei portava in grembo. Da allora il padre, Vincenzo Agostino, decise di non tagliarsi più la barba “fino a quando non si saprà la verità”. Vincenzo Agostino è morto il 21 aprile scorso a Palermo con la sua lunga barba bianca.
Oggi emerge che Vincenzo Agostino, durante la sua vita, non ha mai perdonato gli assassini del figlio e della nuora. A rivelarlo è don Vito Impellizzeri, Preside della Facoltà teologica di Sicilia ‘San Giovanni Evangelista’ a Palermo.
Nel corso di formazione missionaria, organizzato a Palazzo Lateranense da Padre Giulio Albanese, Direttore dell’Ufficio per le comunicazioni sociali del Vicariato di Roma, don Impellizzeri riporta il dialogo che ebbe con il suo amico ‘Enzo’: “Vito – mi disse Vincenzo Agostino – la tua tv mi vuole
intervistare”. Impellizzeri spiega che si trattava di Tv2000. “Io so cosa mi vogliono chiedere – prosegue Impellizzeri riportando le esatte parole di Vincenzo Agostino – vogliono sapere se ho perdonato gli assassini di mio figlio. Ma mio figlio non mi ha dato alcuna delega per perdonare i suoi assassini. Deciderà lui con Dio nel cielo”.
Non è facile essere un sacerdote in Sicilia e nel suo intervento don Impellizzeri parla soprattutto di mafia e migranti. “Un sacerdote – ricorda Impellizzeri – fece l’errore di accettare l’offerta di un boss mafioso e si giustificò dicendo che l’avrebbe usata ‘per fare del bene’. Ma lui dovrebbe scusarsi con tutte le vittime della mafia e con i loro familiari. La Chiesa non deve parlare con il male. Quando ti siedi a certi tavoli, devi essere pronto a essere ucciso, pur di testimoniare il Vangelo. Noi abbiamo con noi solo la Croce di Cristo. E Cristo sulla croce assicurò il paradiso a uno dei due ladroni, ma all’altro non gli rivolse la parola”.
Don Impellizzeri ricorda anche l’incontro di Fiammetta Borsellino, la figlia del giudice Paolo, con i killer del padre: “Ho provato il riscatto della dignità di mio padre – disse Fiammetta secondo quanto riporta il Preside della Facoltà teologica di Palermo – ho voluto che capissero quanto era
grande l’uomo che hanno ucciso”.
Don Impellizzeri sottolinea anche le parole di Papa Giovanni Paolo II ad Agrigento nel 1993 e quelle di Papa Francesco per la beatificazione di don Pino Puglisi.
Sui migranti don Impellizzeri, nato a Pantelleria, racconta la messa celebrata dai vertici ecclesiastici nell’hotspot di Lampedusa. “Confessai alcuni fratelli francofoni sbarcati – dice don Impellizzeri – un bambino aveva chiari i segni della tortura impressi sulla sua
carne. Era un bambino spaventato che ebbe addirittura paura quando mi avvicinai per accarezzarlo. Alla messa lui fece il chierichetto e mi diede la sua mano durante il ‘Padre nostro’. Io piansi. Dio è amore e dialogo. A Lampedusa sbarcano i nostri fratelli. Sono sbarchi di umanità. Il Vangelo parla di ‘pescatori di uomini’. Io, in Sicilia, ho conosciuto veramente chi pesca uomini, vivi e purtroppo anche morti. Non si può dimenticare una madre che sceglie di affogare con le braccia tese verso l’alto pur di salvare la sua bambina. Il Vangelo ci impone di stare dalla parte delle vittime, indipendentemente dalla loro religione o etnia. Immigrato e clandestino sono parole secondarie. La parola principale è ‘fratello’”. (AGI)
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