Si vota oggi in Catalogna, dove oltre 5,7 milioni di persone vanno alle urne (a partire dalle 09:00) per scegliere i 135 deputati del nuovo Parlamento regionale, un voto che rappresenta un test importante per la tenuta dell’esecutivo nazionale e per le elezioni europee di giugno.
I tre partiti politici a confronto – senza prospettiva di accordi o alleanze tra loro – sono gli stessi su cui poggia il governo socialista di Pedro Sanchez a Madrid. Gli ultimi sondaggi danno come vincitore il candidato del Partito socialista catalano (PSC), Salvador Illa, ex ministro della Sanità nonché amico di Sanchez: i socialisti dovrebbero riuscire a incrementare i consensi e ottenere la maggioranza semplice, ma senza maggioranza assoluta non saranno in grado di governare da soli. I filo-indipendentisti di centrosinistra del presidente uscente Pere Aragones, della Sinistra repubblicana di Catalogna (Erc) si giocano il secondo posto con ‘Insieme per la Catalogna’ (JxCat) del leader indipendentista Carles Puigdemont, tornato sulla scena politica dopo le sue convulse vicende giudiziarie.
Molto presente nella campagna elettorale catalana, Sanchez ha molto in gioco anche in queste elezioni, appena sei mesi dopo aver iniziato il suo nuovo mandato a novembre: il premier cerca di dimostrare che la Catalogna si è lasciata alle spalle il ‘proces’ indipendentista; un buon risultato gli permetterebbe di rilanciare una legislatura complicata dalla dura opposizione della destra e dall’apertura di un’inchiesta giudiziaria contro la moglie, dopo la quale due settimane fa aveva addirittura pensato di dimettersi. Allo stesso modo, darebbe impulso alla sua strategia della ‘pacificazione’, scelta dopo il suo arrivo alla presidenza del governo spagnolo nel 2018, e che lo ha portato ad approvare misure come la grazia dei leader separatisti condannati al carcere in cambio del sostegno al suo governo. Contestata anche da alcuni settori socialisti, la decisione di Sanchez suscita forti critiche da parte della destra e dell’estrema destra, che lo accusano di essere diventato “ostaggio” degli indipendentisti con l’unico obiettivo di restare al potere.
I seggi si aprono alle 09:00 e rimarranno aperti fino alle 20:00, il governo punta ad avere i risultati per le 22:30. Alle 13:15 la prima percentuale di partecipazione al voto, seguita da un’altra rilevazione alle 18:15. (AGI)