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Pd: Renzi, schiacciato su M5s. Segno debolezza Schlein su nome

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«Schlein ha proposto di mettere il nome per accreditarsi come leader. Per poi battere la ritirata quando mezzo Pd le si è rivoltato contro. Tirarsi indietro così è un segnale di debolezza: sia come leader, all’esterno, sia come segretaria, all’interno. Quanto alle accuse di leaderismo, fu la stessa Elly a farmene: io però, a differenza sua, dissi no da subito alla proposta di mettere il nome Renzi e portai il Pd al 41%. E grazie al mio risultato lei divenne parlamentare europeo. Dopo quello che è successo in queste ore non chiedo che mi dicano grazie, basta che smettano di attaccarmi». Matteo Renzi, intervistato da Libero, parla così delle vicende nel Pd e quanto ai leader di partito in corsa alle Europee osserva ancora che «Prodi esagera, ma chi si candida, dovrebbe andare a Bruxelles. Candidarsi per poi dimettersi significa prendere in giro gli elettori”.
“Al Parlamento europeo devono correre persone determinate a lavorare a Strasburgo, non figurine. Trovo surreale e irresponsabile che in un momento di guerre e crisi, il ministro degli Esteri Antonio Tajani si concentri sulla campagna elettorale», incalza il leader Iv.
A chi gli domanda se sia vero che si sente con Schlein, Renzi risponde così: «No, non ci sentiamo, se Elly però ha bisogno di qualche consiglio su come rimettere a posto Conte, sono disponibile. Quanto alle alleanze, Italia Viva è al centro: questo Pd schiacciato sulle posizioni dei grillini non è il mio Pd».