Venne istituito nel 1555 da Papa Paolo IV. L’abolizione totale si avrà nel 1870 a seguito della breccia di Porta Pia, quando Roma viene annessa al Regno d’Italia e termina il potere temporale dei papi.
Il Ghetto ebraico di Roma è tra i più antichi del mondo, infatti già nella Roma antica la comunità ebraica romana si era insediata nell’Urbe tra Trastevere, la Suburra e Porta Capena.
Il 12 luglio 1555, Gian Pietro Carafa (al soglio papa Paolo IV) emanando la Bolla “Cum nimis absurdum” (che in latino significa “Poiché è oltremodo assurdo”) revoca tutti i diritti concessi agli ebrei romani fin dall’epoca imperiale e istituisce il ghetto (chiamato allora “Serraglio degli ebrei”) nel rione Sant’Angelo accanto al Teatro Marcello, proprio perché già dall’antichità gli ebrei erano numerosi in questa zona.
Gli uomini e le donne dovevano sempre essere riconoscibili indossando un berretto di colore giallo i primi, un velo o uno scialle delle stesso colore le seconde; non potevano possedere immobili e potevano esercitare solo il commercio degli stracci e dei materiali riciclati. Agli ebrei era consentito professare la propria religione solo all’interno del ghetto e dal momento che uno dei divieti dell’epoca consisteva nella proibizione di avere più di una sinagoga, vennero allestiti in un unico palazzetto cinque locali, incorporando sotto un unico tetto cinque diverse congregazioni o “scholae”, le Scole degli ebrei romani (Scola Tempio e Scola Nova) e le Scole Catalana, Castigliana e Siciliana, che raccoglievano gli esuli.
Dopo 31 anni, il 6 ottobre 1586, Papa Sisto V emana la bolla “motu proprio Christiana pietas” con cui revoca alcune restrizioni e amplia il quartiere, che arriva a misurare tre ettari.
Più di due secoli dopo, nel febbraio 1798, le truppe francesi entrano a Roma. Proclamata la prima Repubblica romana, il comandante Berthier annuncia la parità dei diritti degli ebrei e la loro piena cittadinanza.
Nel 1814 però Pio VII decreta che gli ebrei vengano nuovamente rinchiusi nel ghetto. Nove anni dopo, nel 1823, papa Leone XII ne amplia la superficie ma solo il 17 aprile del 1848 Pio IX ordinerà di abbattere il muro che lo circondava. L’anno successivo, nel giorno della Pasqua ebraica, viene proclamata la Repubblica romana e gli ebrei saranno finalmente emancipati.
Purtroppo, però caduta la debole Repubblica, lo stesso Pio IX obbliga gli ebrei a rientrare nel ghetto, anche se il muro non viene rialzato. L’abolizione totale si avrà solo nel 1870 a seguito della breccia di Porta Pia, quando Roma viene annessa al Regno d’Italia e termina il potere temporale dei papi.
Da allora gli ebrei romani si sono stabiliti anche in altre zone della città, ma sono sempre rimasti legati all’area del vecchio Ghetto.
Durante l’esistenza del ghetto, nella giornata del sabato, gli ebrei romani erano obbligati ad assistere alle cosiddette “prediche coatte”, finalizzate a convertirli alla religione cattolica. Le prediche si tennero, nel corso dei secoli, con risultati molto modesti, a Sant’Angelo in Pescheria, a San Gregorio della Divina Pietà e nel Tempietto del Carmelo. La tradizione riporta che gli ebrei si preparavano all’ascolto tappandosi le orecchie con la cera, scena rievocata nel film “Nell’anno del signore” di Luigi Magni. L’obbligo fu revocato da Pio IX nel 1848.
Fonte: http://www.appasseggio.it/index.php?it/103/catalogo-poi/CatalogoPOI/121