Roma, 15 mar. – “In questo tragico giorno in cui si celebra l’anniversario del sacrificio estremo degli agenti della scorta di mio nonno Aldo Moro – il cui rapimento e il successivo omicidio rappresentano, a mio avviso, la ‘morte politica’ di questo Paese e purtroppo, in maniera collaterale, hanno determinato irrimediabilmente la fine della mia vita – vorrei ricordare l’impegno di mia madre Maria Fida che ha dedicato, sacrificandola, la propria esistenza per tramandare la memoria della vita di suo padre, tenendo vivi gli insegnamenti e la sua luminosa bontà, raccontando alle generazioni future, agli ‘uomini dell’avvenire’, la vita straordinaria di un uomo universale, portatore di un messaggio di amore e pace”. Così Luca Moro, nipote del presidente della Democrazia Cristiana rapito e assassinato dalle Brigate Rosse, a poche ore dalla ricorrenza dell’agguato di via Fani il 16 marzo del 1978, nella quale persero la vita gli agenti della scorta Oreste Leonardi, Domenico Ricci, Giulio Rivera, Francesco Zizzi e Raffaele Iozzino. “Ricordo con affetto, stima e gratitudine l’associazione nazionale italiana per le vittime del terrorismo in ragione dell’impegno di mia madre – prosegue Luca Moro -. Abbraccio coloro i quali in questo giorno, come me, continuano a provare dolore e lascio riecheggiare ancora una volta le parole di Maria Fida, ‘Vivere nei cuori che restano non è morire’”.