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1931 – A Castellammare di Stabia viene varata la Amerigo Vespucci, tuttora in servizio, ed utilizzata per l’addestramento degli allievi dell’Accademia Navale di Livorno.

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La nave scuola Amerigo Vespucci, la “regina dei mari”, è una delle navi più famose di tutti i tempi, simbolo di bellezza, coraggio e perseveranza. Non capita spesso di incontrare una leggenda, figuriamoci di salirci a bordo e poterne raccontare i segreti.
Non solo la più antica ed ammirata nave della Marina Militare italiana ancora in servizio, ma anche la più bella.
A conclamare questo primato per la nave scuola Amerigo Vespucci fu, infatti, nel 1962 l’incontro nel Mediterraneo con la portaerei americana USS Independence che, vedendo una sagoma sul radar, chiese:
«Chi siete?»
a cui seguì la risposta: «Nave scuola Amerigo Vespucci, Marina Militare Italiana»
Alla ricezione di queste parole la portaerei spense i motori, interrompendo la navigazione, e suonò tre colpi di sirena in segno di saluto, replicando: «Siete la più bella nave del mondo».
La sua fama è andata crescendo negli anni grazie anche alle imprese leggendarie dei suoi grandi comandanti, come quando l’ammiraglio Agostino Starulino nel 1965, rifiutando i rimorchiatori, fece un’entrata trionfale navigando a vele spiegate lungo il Tamigi o, una volta giunto al porto di Portsmouth, ormeggiò, sempre a vela, fra un incrociatore e una portaerei con imperturbabile aplomb (immaginate cosa significhi manovrare a vela una nave lunga 100 metri e pesante 4000 tonnellate).
Entriamo, dunque, nel mito.

La storia dell’Amerigo Vespucci
L’idea dell’Amerigo Vespucci nacque nella seconda metà degli anni ’20 quando la Marina Militare Italiana, dovendo rinnovare le unità destinate all’addestramento degli allievi dell’Accademia Navale, decise di costruire un vascello che consentisse agli allievi di imparare i segreti del mare e del vento; una nave a vela, quindi, dove le manovre dovessero essere eseguite rigorosamente a mano. Il progetto fu affidato all’ingegnere e tenente colonnello del Genio Navale Francesco Rotundi, nonché direttore dei cantieri navali di Castellammare di Stabia, che si ispirò ai vascelli degli inizi dell’800 ed in particolare ai disegni della nave ammiraglia della Real Marina del Regno delle Due Sicilie, il Monarca.
Le navi scuola progettate furono in realtà due, il Vespucci e la “gemella” Cristoforo Colombo che non ebbe però un destino altrettanto felice. Mentre l’Amerigo Vespucci fa varata il 22 febbraio 1931 nel Regio Cantiere Navale di Castellammare di Stabia ed è tutt’oggi in attività come nave scuola, il Cristoforo Colombo entrò in servizio nel 1928 e fu impiegata come nave scuola solo fino al 1943. Nel 1949, al termine della Seconda Guerra Mondiale, a seguito delle clausole del trattato di pace di Parigi, fu infatti ceduta all’Unione Sovietica con il nome di Dunay (Danubio) e quindi impiegata come nave scuola a Odessa nel Mar Nero sino a quando, nel 1963, in seguito a un devastante incendio, le autorità sovietiche decisero di radiarla.

Oggetto di cospicui lavori di ammodernamento dal 2014 al 2016, durante i quali vennero addattati a standard moderni le capacità operative di bordo, compreso l’apparato propulsivo e quello di generazione dell’energia elettrica, oggi l’Amerigo Vespucci continua a svolgere attività addestrativa a favore degli allievi dell’Accademia Navale di Livorno, ma anche degli allievi Volontari in Ferma prefissata e degli allievi del Collegio Navale, ora Scuola Navale Militare “Francesco Morosini” di Venezia. Inoltre, svolge il compito di ambasciatore sul mare dell’arte, della cultura e dell’ingegneria italiana, presidiando i più importanti porti del mondo in particolari occasioni istituzionali, e dal settembre 2007 è anche Ambasciatrice dell’UNICEF.
Gli interni: un gioiello di design anni ’30
L’Amerigo Vespucci è una nave a vela con motore e tre alberi verticali, lunga 101 metri per 4000 tonnellate di peso, con andatura massima di circa 10 nodi a motore e 16 a vela e un equipaggio composto da circa 270 militari tra uomini e donne che cresce nel periodo estivo, quando la nave imbarca gli allievi, arrivando ad ospitare a bordo oltre 400 persone.
Il suo elegante scafo incanta per il colore bianco e nero delle fiancate con le fasce bianche intercalate da oblò che ricordano le linee delle batterie dei cannoni dei vascelli ottocenteschi. I dettagli dorati, tra cui la polena a prua, che rappresenta Amerigo Vespucci, e i bellissimi fregi di prora e l’arabesco di poppa in legno ricoperti di foglia d’oro zecchino completano la magia di un veliero che sa di mille leggende di mare.
Una volta saliti a bordo e giunti sul ponte di comando ci aspetta un’altra meraviglia: la perfezione dei dettagli che omaggiano la più alta tradizione navale: le 26 vele sono ancora in tela olona, le cime tutte di materiale vegetale e i legni pregiati – come il teak impiegato per il ponte di coperta e la timoneria; il mogano, il teak ed il legno santo per le attrezzature marinaresche e il frassino per i carabottini – stupiscono per la loro lucentezza.

Ma è quando si entra negli ambienti riservati agli ufficiali che non si può non provare ammirazione mista a timore davanti ai simboli dei capitoli più valorosi della storia della Marina Militare conservati tra i raffinati arredi originali anni ’30. Per accedere alle sale di rappresentanza si percorre un lungo corridoio dove sono appesi alla parete centinaia di Crest – ovvero gli emblemi a forma di scudo che vengono scambiati con le autorità di ogni porto ospitante, testimonianza della moltitudine di paesi visitati dall’Amerigo Vespucci nel corso della sua attività – intercalati da meravigliose porte decorate che risalgono al ’28 (in una in particolare si vede ancora la scritta originaria dove è poi stata cancellata la R di Regia Nave Amerigo Vespucci).
In fondo al corridoio si trova la splendida Sala Consiglio realizzata in noce e mogano, usata come salotto di rappresentanza per i più importanti incontri istituzionali, dove sono esposti due quadri a olio che raffigurano rispettivamente lo sbarco di Colombo a San Salvador e il suo rientro in Spagna; pitture che originariamente si trovavano sulla “gemella” Cristoforo Colombo. Una volta lasciata la Sala Consiglio, si accede agli alloggi degli Ufficiali tra cui la cabina del Comandante riconoscibile, oltre che dalla targa posta sopra la porta, dalla miccera, un omaggio al passato quando il Comandante era l’unico a poter accendere o spegnere il fuoco a bordo (causa il pericolo di possibili incendi).
Al ponte inferiore si trova il quadrato ufficiali con la Sala da Pranzo e il Bar dalle pareti adorne di meravigliose foto storiche: si può così ammirare il Vespucci a NY che passa di fianco alle Torri Gemelli, una rara immagine vicino alla sua “gemella” il Colombo, la fiaccola olimpica che nel 1960 venne trasportata dal porto del Pireo sino a Roma, o le foto anni ‘60 delle ragazze che salutano i marinai in partenza baciandoli dagli oblò.
Scendendo ancora, si raggiungono gli spazi dove vivono gli allievi contraddistinti da una grande sala conviviale dove si mangia e si riposa tutti insieme in pratiche amache.
La visita si interrompe qui: un fischio ci riporta al presente e tutti si mettono sull’attenti. Il Comandante è appena salito a bordo e, secondo la legge del mare, ogni ufficiale, sia durante l’imbarco che lo sbarco, deve essere salutato con gli “onori al barcarizzo” ovvero un fischio, responsabilità del nocchiere, che impone l’ordine “due alla banda” (o 4 o 6 a seconda del grado dell’autorità) riconducibile all’usanza di illuminare di notte la “banda” con due lanterne ad olio, ovvero gli scalini del barcarizzo, per facilitare il passaggio dell’ufficiale. Sul Vespucci ogni ordine viene impartito dal Comandante, tramite il nostromo, con il fischietto, e tutti devono abituarsi in fretta ad una ferrea disciplina e a un duro lavoro di squadra dove ognuno ha un suo ruolo e una responsabilità precisa da cui dipendono tutti gli altri membri dell’equipaggio.
Insieme, con la giusta guida, si può raggiunge qualsiasi obiettivo e salire a più alti onori. Non a caso, il motto del Vespucci è «Non chi comincia ma quel che persevera» e i successi raccolti negli anni dalla nave scuola fanno pensare che sia proprio questo il segreto di un prestigio, tutto italiano, destinato a durare per l’eternità.

Di Lavinia Colonna Preti – fonte: https://venetosecrets.com/arte-stile/amerigo-vespucci-i-segreti-della-nave-piu-bella-del-mondo/