“Cosi’ come avvenuto 41 anni fa, senza decidere come soccorrere Modesta e lei moriva soffrendo, ancora oggi si discute e si litiga su cose banali restando immobili. Non ci si pone il problema di risolvere la questione, ma scaricare responsabilita’ su altri e su qualcos’altro. E tanti muoiono soli e abbandonati in strada”. Lo ha detto Marco Impagliazzo, presidente della Comunita’ di Sant’Egidio, intervenendo alla cerimonia davanti alla targa da oggi illuminata che sul binario 1 della Stazione Termini ricorda Modesta Valenti, la 71enne donna senza dimora che il 31 gennaio 1983 mori’ davanti alla stazione Termini, dopo ore di agonia, perche’ essendo sporca e aveva i pidocchi, il personale a bordo di una ambulanza si rifiuto’ di portarla in ospedale. Impagliazzo ha sottolineato che un modo “riluttante di vivere e pensare” e’ quello della “non responsabilita’” e senza qualcuno che si prenda la responsabilita’ di decidere e agire “si muore”. E c’e’ difficolta’ a trovare chi si prenda la responsabilita’ di decidere e di fare. Si allarga il divario tra chi puo’ permettersi di abitare in una casa e chi no, e oggi sono tante le situazioni di degrado abitativo, “un problema che coinvolge citta’ anche ricche. Per il presidente della Comunita’ di Sant’Egidio “esiste il tema semplice dell’esigenza di aiutare, bisognerebbe essere ancora piu’ numerosi perche’ il disagio aumenta. C’e’ poca considerazione per queste persone, ma se ognuno di noi desse una mano il disagio diminuirebbe. E non e’ vero che l’elemosina aumenta la poverta’, e’ una fake news. Chi vive per strada non lo fa per scelta. Aiutare i senza dimora – ha aggiunto – e’ una forma di responsabilita’ sociale”, e le soluzioni anche temporanee possono venire anche dai semplici cittadini. “Smettere di litigare e discutere senza, e trovare invece soluzioni – ha detto Impagliazzo – e da Modesta sembra arrivare l’appello ‘Aiutatateci per aiutare’, e la Comunita’ di Sant’Egidio vuole proporsi come il luogo per avviare questo percorso di liberazione dalla strada, e sperando che anche le istituzioni un domani, meglio dire oggi, ci seguano”. E’ intervenuto anche Adriano Mureddu, Chief Human Resources Officer di Ferrovie dello Stato italiane, evidenziando come “da una storia tragica germoglia il semestre dell’inclusione e dell’accoglienza, al di la’ degli slogan. Ed e’ motivo di orgoglio poter essere chiamato a ricordare una storia tragica e poi dare il senso della nostra vicinanza agli altri, alle persone piu’ fragili”. Il capo delle Risorse Umane di Ferrovie dello Stato ha quindi rinnovato “l’impegno dell’azienda, dei ferrovieri e di tutti i dipendenti nel sostegno alla Comunita’ di Sant’Egidio e di altre iniziative in una societa’ molto veloce. Facciamo vanto della nostra velocita’ ma dobbiamo essere vicini a chi non puo’ andare veloce”. (AGI)
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