Il ministro del Lavoro ha riconvocato oggi alle 13 in video conferenza i sindacati per un focus sull’indotto di Acciaierie d’Italia, l’ex Ilva. Si parlerà dei riflessi occupazionali che la crisi dell’ex Ilva sta generando e delle misure da approntare a partire dalla cassa integrazione, peraltro già chiesta dalle aziende per circa 500 lavoratori e destinata a salire nei numeri. Secondo una stima di Aigi, l’associazione dell’indotto a Taranto, potrebbero essere come numero massimo 2mila su 4mila di forza lavoro, considerato che molte imprese hanno anche committenti diversi dall’ex Ilva e quindi altre attività. Anche le imprese attendono che il Governo chiarisca cosa le attende. Ci sono quelle che, per il momento, stanno temporeggiando sull’attivazione della procedura di cassa ordinaria perché vogliono vedere cosa scaturisce dall’incontro odierno. Intanto, la tensione nell’indotto le proteste in corso alle portinerie del siderurgico, provocano altri contraccolpi in fabbrica. Scarseggiano le pulizie dei luoghi di lavoro e ieri non è stato servito il pasto caldo ma solo cestini. “È accaduto – afferma Luigi Spinzi della Fisascat Cisl – che per le pulizie Acciaierie abbia chiesto un servizio ridotto all’impresa Pellegrini. Ne consegue che molti ambienti non sono stati puliti. In quanto alla refezione, assicurata dalla stessa impresa, essendo riuscito ad entrare solo una parte del personale addetto alla preparazione dei pasti, ci si é riorganizzati con la fornitura dei cestini. E penso che permanendo questa situazione difficile, si andrà avanti così pure oggi e nei prossimi giorni”. Le imprese dell’indotto attendono i pagamenti arretrati da Acciaierie, che ammontano a diverse decine di milioni, e c’é chi tra le aziende ha annunciato il disimpegno. Si tratta della Castiglia (pulizie industriali e logistica) ha comunicato che dal 31 gennaio “cesserà tutte le attività in corso all’interno dello stabilimento”. “Impediremo un’ulteriore dispersione di professionalità e competenze e in assenza di risposte, metteremo in campo le iniziative di protesta conseguenti”, dicono sull’indotto i sindacati metalmeccanici Fim, Fiom e Uilm in vista dell’incontro di oggi. Per i sindacati, “è del tutto evidente che l’appalto, l’anello più debole del sistema ex Ilva, è in una condizione di assoluta difficoltà e il problema del mancato pagamento delle fatture per le aziende dell’appalto può determinare inevitabilmente un disastro. Mittal è l’unico responsabile che deve necessariamente garantire il regolare pagamento delle fatture”. (AGI)
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