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L’indagine cinese sui liquori, manda ko i titoli di Campari e Rèmy Cointreau

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Tonfo in Borsa per i titoli di diversi gruppi europei di alcolici dopo che il paese ha annunciato l’avvio di un’inchiesta antidumping sui distillati

Tonfo in Borsa per i titoli di diversi gruppi europei di alcolici dopo che la Cina ha annunciato l’avvio di un’indagine antidumping sui liquori, come brandy e cognac, importati dall’Unione europea.
Il ministero del Commercio cinese ha affermato che l’indagine ha fatto seguito a una denuncia presentata a novembre dalla China Liquor Association, per conto dell’industria cinese degli alcolici da vino. Secondo il gruppo di ricerca Daxue Consulting, nel 2022, la Cina ha importato più brandy di vino di qualsiasi altro liquore, la maggior parte dalla Francia.
Immediate le ripercussioni in Borsa, con il titolo di Rèmy Cointreau che è sceso del 10,93% a 97 euro alla piazza di Parigi, dopo aver toccato il livello più basso dall’aprile 2020. Il cognac rappresenta i due terzi delle vendite del gruppo e, secondo gli analisti di Oddo Bhf, la Cina rappresenta quasi il 30% delle vendite. Al di là del fatturato, “è il potenziale di crescita di Rèmy Cointreau che si trova davvero in Cina”, sottolinea Lionel Melka, partner di Swann Capital.

Pernod Ricard perde il 4,76% a 145,20 euro. Nel corso della settimana, Rèmy Cointreau è crollato del 15% e Pernord Ricard di quasi il 10%.
A Milano Campari perde l’1,99% e a Londra Diageo cede l’1,87%. Anche il colosso mondiale del lusso Lvmh, il cui marchio di cognac Hennessy rappresenta una parte marginale del suo fatturato, ha perso l’1,96%.
Per Lionel Melka l’annuncio va inserito “nel grande racconto dell’aggravarsi delle tensioni commerciali tra Cina e Occidente”.
Le tensioni tra Cina e Ue si sono acuite da quando Bruxelles ha dichiarato di voler ridurre la propria dipendenza commerciale dalla Cina, in particolare per quanto riguarda il settore tech. I Paesi Bassi si sono recentemente uniti agli Stati Uniti e al Giappone nell’imporre limiti all’esportazione di apparecchiature avanzate per la produzione di chip, volti a impedire a Pechino di acquisire i chip più avanzati che potrebbero essere utilizzati nelle armi e nelle alte tecnologie.
A settembre la Commissione europea ha anche aperto un’indagine sui sussidi pubblici cinesi per le auto elettriche.
“Quando veniamo attaccati, spesso è a causa del formaggio, del vino o dello champagne, colpiscono dove fa più male”, sottolinea ancora l’esperto. Secondo una nota diffusa dagli analisti di Stifel, infine, le prospettive di crescita per il settore degli alcolici sono ridotte, a causa di un “contesto generale” che “resta cupo”.
di Gaia Vendettuoli – fonte: AGI