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Che sia un anno di “vero” sviluppo. Auguri da Confedercontribuenti all’Europa che verrà e all’Italia che deve saper resistere

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di Carmelo Finocchiaro – presidente nazionale di Confedercontribuenti

Auguri da Confedercontribuenti all’Europa che verrà e all’Italia che deve rinascere. E naturalmente a tutti i nostri connazionali e ai nostri fratelli europei. Auguri per la pace agli Ucraini e al popolo Palestinese e Israeliano.
Auguri per un mondo di pace, auguri al nostro Presidente Mattarella, auguri alla costituzione e all’Italia Repubblicana.

L’Europa

Proviamo a considerare in primo luogo che cosa sia l’Unione Europea. Il mercato unico, la moneta comune, una complessa architettura istituzionale, una gran mole di norme. Oltre a ciò, è un club di Stati tenuti insieme dai vantaggi che ricavano dall’appartenenza al club e dalla comune consapevolezza di quanto sarebbe costoso (Brexit insegna) andarsene. Nel club ogni governo contratta cercando di ottenere per sé i maggiori benefici possibili. Dunque manca l’Europa politica quella che faccia del vecchio continente una Federazione politica degli stati nazionali aderenti, che abbia precise regole federali comuni.Che abbia una propria Costituzione e che su Esteri, fisco, economia e Difesa abbia la preminenza sugli Stati. E’ questo quello che vogliamo noi di Confedercontribuenti, contro le sciocche “logiche” sovraniste.

L’Economia e lo sviluppo

Il ruolo dell’Europa sarà decisivo per evitare di rimanere schiacciati tra il monopolio della Cina sulle terre rare e i produttori di fonti fossili Con il taglio dei tassi gli investimenti possono ripartire. La Bce Così come la Bce è stata persino troppo rapida nell’aumentare i tassi dovrà essere altrettanto veloce nel capire quanto una politica restrittiva possa minare le speranze di ripresa
Il ritornello è noto. Nel 2024 si vota in mezzo mondo, Europa e Stati Uniti compresi. E farà la differenza chi ci sarà alla Casa Bianca e a Bruxelles. Noi italiani lo sappiamo bene, ce lo ricordano i 100 miliardi già incassati per il Pnrr e i 100 ancora da incassare. E allora che ne sarà dell’economia nel 2024?
La prima cosa è distinguere l’incertezza dal rischio. Spesso le elezioni sono alibi. Alibi per non fare. Soprattutto da parte della politica.
E invece inflazione, tassi di interesse, politiche fiscali e di bilancio in Italia come negli altri Paesi, continueranno a contare moltissimo. Per fare in modo che ai rischi si possa rispondere con strategie adeguate.
Anche il ritorno della geopolitica, guerre, invasioni, ha un fondamento evidente nell’economia. Il benessere diffuso ha permesso il rafforzamento di regimi come quello russo. La forza della Cina e la sua interconnessione con il resto del mondo impediscono di pensare a ritorsioni che possono trasformarsi in boomerang per l’Occidente.
Ci è sfuggito il fatto che la potenza economica non necessariamente si trasforma in motore di pace. Ma può essere usata per la guerra. Così come per consolidare monopoli. E i monopoli sono il vero nemico della crescita negli unici veri mercati aperti che sono quelli governati dalle democrazie.
L’energia

L’energia. Quel motore delle attività economiche che per troppo tempo abbiamo dato per scontato. E che invece dopo l’invasione dell’Ucraina e oggi con la crisi in Israele è tornato come elemento destabilizzante. Lo choc russo che sembrava essere riassorbito è tornato a preoccupare con la crisi di Gaza.
Secondo i ricercatori dell’Ispi al momento gli effetti sono ancora relativamente bassi. La domanda di petrolio sembra abbondantemente soddisfatta. E solo se dovesse prolungarsi la crisi per l’economia in un’Europa (e un’Italia) povera di materie prime e di fonti fossili crescerebbe l’incertezza.
Va rafforzata quella scelta di basare il Next Generation EU (alla base del nostro Pnrr) su transizione digitale ed ecologica. E fare in modo di ridurre i rischi da Paesi che democrazie non sono e che potrebbero un giorno decidere, come fanno i regimi dall’oggi al domani, di tagliarci forniture e tecnologie.

L’inflazione

L’economia occidentale si è mostrata ben più reattiva. Ancora una volta mercati aperti e concorrenza sono state efficaci soluzioni a situazioni obiettivamente difficili.
L’inflazione negli Stati Uniti e in Europa si è fermata. Negli States è dimezzata. E l’America nel terzo quadrimestre è cresciuta del 5,2%, percentuali cinesi avremmo detto un tempo. L’Europa abituata alle crescite anemiche dovrebbe attestarsi a un magro più 0,6%. Ma anche qui l’inflazione sembra iniziare a dare tregua.

La crescita

La Bce di Christine Lagarde dovrà dimostrare di sapere badare ai prezzi ma anche di non deprimere l’economia.

L’Italia

E l’Italia? Si muove, come sappiamo, zavorrata dal suo enorme debito che la costringe a pagare quasi 100 miliardi di interessi all’anno a chi ci presta denaro per mantenere lo Stato funzionante. Il governo ha varato una manovra di Bilancio di mantenimento. Ma in quella Finanziaria rintracciare elementi di spinta all’economia è difficile.
Di concorrenza non se ne parla. Anzi, tra taxi e balneari, la direzione sembra quella di salvaguardare rendite e corporazioni che sono causa di inflazione e corsa dei prezzi. Il 2024, secondo gli annunci, dovrebbe essere l’anno del ripristino di industria 4.0 in versione potenziata. C’è da sperarlo perché si è trattato del provvedimento che più ha agevolato investimenti e modernizzazione del sistema industriale negli anni passati.
È un errore però continuare a pensare che l’Italia abbia un problema di denaro, di risorse. Con mille miliardi di spesa pubblica dovremmo invece iniziare a spendere meglio. Anche in Italia si deve comprendere quanto decisivo è stato e sarà l’essere in Europa. Contare cioè in quella che resta l’area economica più importante al mondo (più di Cina e Stati Uniti, tanto per essere chiari), e dove tutte le aziende e gli Stati vogliono esserci. Questione di valori e strategie. Più che di denaro. L’Italia o vince assieme all’Europa o il futuro sarà più incerto. E con più rischi.

Buon nuovo anno iscritti e dirigenti di Confedercontribuenti. Buon anno a tutti gli italiani