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Superlega: il ‘Day after’, dal calcio tanti no

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Tanti no e poche, timide, aperture al progetto di Superlega: nel ‘day after’ della storica sentenza della Corte di Giustizia dell’Ue che ha sancito che Fifa e Uefa “non possono vietare nuove competizioni” calcistiche, si consolida l’opposizione al piano portato avanti da Barcellona e Real Madrid. L’ultima big in ordine di tempo a schierarsi è stata l’Arsenal ed è un parere che è pesa visto che si tratta della capolista della Premier League: “Continueremo a giocare nelle competizioni UEFA e a lavorare con i nostri club europei e con la European Club Association (ECA)”, ha scritto il club londinese in una nota, “i tifosi sono i protagonisti assoluti e sono ciò che rende questo gioco così piacevole, la loro opinione è molto, molto importante”. Più cauto l’allenatore del Liverpool, Jurgen Klopp, che si è detto contento che Uefa e Fifa abbiano “ricevuto una scossa”. Pur essendo “d’accordo al 100%” con il suo club che si è chiamato fuori dal progetto, il tecnico tedesco ha invitato a non appiattirsi sull’Uefa per mantenere “una voce in capitolo” sui cambiamenti che arriveranno.
La A22, società organizzatrice del nuovo format, ha messo sul tavolo la sua proposta: 64 squadre, tre competizioni, una Star League simil Champions con due gironi da 8 squadre prima delle partite a eliminazione diretta. “Alcuni dei club che oggi dicono ‘no’ mi hanno chiamato per spiegarsi: ‘Diciamo no, però siamo qui'”, ha affermato l’ad della A22, Bernd Reichart,
che avvierà un sondaggio con le grandi d’Europa”. “Convinceremo i migliori club continentali”, ha assicurato. “Si apre una nuova era di dialogo e a un certo punto comunicheremo i club che costituiranno la Superlega. Non siamo qui per creare muri. Questo è per unire, non per dividere”. In Italia l’unico presidente possibilista per ora è Aurelio De Laurentiis che ha definito la sentenza un “cambiamento epocale”: “La posizione dominante di Uefa e Fifa, che oggi l’Europa censura, è servita a elargire bonus in cambio di consenso”, ha osservato il patron azzurro, “chi ha governato fin qui da monopolista non ha compreso che il calcio è un’impresa e ha bisogno di fatturati crescenti. Se io investo centinaia di milioni per partecipare a un circo che distribuisce noccioline, non fa utili e mi costringe a giocare sempre di più per tenere in piedi un carrozzone improduttivo, il gioco non vale la candela”.
Da Fratelli d’Italia, il partito della premier Giorgia Meloni, è stato espresso l’auspicio che ai club sia “garantita la piena libertà di aderire o meno” alla Superlega “in una logica di libero mercato”.
Il presidente del Coni, Giovanni Malagò, ha reiterato il suo no basato sul principio di merito: “Penso che la Superlega non sia una buona idea, ma penso al tempo stesso che c’è la possibilità di organizzare un evento che logicamente interessa i grandi club”. Nella Superlega “non si tiene conto del merito sportivo e noi siamo un Paese che vive di merito sportivo”, ha sottolineato.
A differenza di Roma e Inter che hanno detto un no secco, per il presidente del Milan, Paolo Scaroni, “è troppo presto per esprimere opinioni”. “Non discuto la sentenza”, ha affermato l’ad del Monza, Adriano Galliani, “dico solo che sarà difficile trovare un numero di grandi club per fare una competizione simile alla Champions League”. “Bisognerà capire nei prossimi mesi, o anni, cosa vuol dire”, il parere del tecnico dell’Atalanta, Gian Piero Gasperini, “su un punto però c’è concordia: il calcio deve essere di tutti e deve basarsi sulla meritocrazia”.
Massimiliano Allegri e Josè Mourinho non si sono voluti esprimere rimandando alle posizioni delle rispettive società: la Juve, peraltro, non ha commentato ma a luglio aveva fatto sapere di “aver iniziato la procedura di uscita” dal progetto. La Roma, invece, ha ribadito la sua contrarietà.
Intanto è stata pubblicata sul sito istituzionale la sentenza di 38 pagine della Corte Ue, articolata in 258 punti.
Per i giudici europei di Lussemburgo Uefa e Fifa esercitano un monopolio illegittimo sul calcio perché “non esiste un quadro di riferimento per le regole” che “ne garantisca la trasparenza, l’obiettività, la non discriminazione e la proporzionalità”. (AGI)

SAR