Con una memoria di 13 pagine l’avvocato Fabio Repici, che rappresenta Salvatore Borsellino al processo sul depistaggio per la strage di via D’Amelio che si celebra a Caltanissetta nei confronti di tre poliziotti in servizio dal ’92 alla Mobile di Palermo agli ordini di Arnaldo La Barbera, chiede che si faccia chiarezza sulla storia dell’agenda rossa di Paolo Borsellino. Nella sua memoria evidenzia che “mai, nell’esperienza giudiziaria, un reperto di esorbitante rilievo investigativo è stato trasferito dalla disponibilità dei Carabinieri a quella della Polizia di Stato, e ciò sia attraverso formale documentazione del trasferimento sia attraverso attività mai formalizzata e per ciò solo abbondantissimamente illecita. Si ripete: era un dato mai messo in discussione e non ipotizzabile fuori (com’è tuttora) del comune buon senso”. Il chiaro riferimento è alla ricostruzione effettuata dai poliziotti per la vicenda della borsa di Paolo Borsellino fatta subito dopo la strage di via D’Amelio. La procura generale di Caltanissetta, nel corso della scorsa udienza, aveva depositato i verbali di alcuni poliziotti che hanno lavorato alla Mobile di Palermo e che hanno parlato della borsa del giudice ucciso da Cosa Nostra. L’avvocato Repici chiede alla corte presieduta da Giovanbattista Tona di non acquisire i verbali ma di sentire in aula i poliziotti Giuseppe Lo Presti, Armando Infantino e Nicolò Manzella “perché sarebbe davvero irragionevole che esse (le dichiarazioni, ndr) assumano dignità di prova”.
Per il legale si tratta di dichiarazioni “sconvolgenti”, rese nell’ambito del processo di primo grado ma che di fatto solo adesso vengono depositate. Secondo l’avvocato Repici “dal 2019, memorie di appartenenti alla Polizia di Stato si sono miracolosamente riattivate dopo decenni di letargo e dopo lustri di omertà perfino davanti al robustissimo battage informativo che accompagnò il processo a carico del capitano Arcangioli e hanno prodotto rivelazioni che illuminano lo scenario della strage di via D’Amelio, dell’apprensione della borsa di Paolo Borsellino e del trafugamento della sua agenda rossa in una ricostruzione psichedelica con tanto di luci stroboscopiche”.
E’ stato chiesto anche l’esame del killer catanese Maurizio Avola. Il legale di Salvatore Borsellino chiede anche l’esame di Serena La Barbera, figlia di Arnaldo La Barbera, e del padre dell’amica che con le sue dichiarazioni ha fatto aprire un fascicolo a Caltanissetta per la “caccia” all’agenda rossa. Alle richieste dell’avvocato Repici si sono opposti i legali di parte civile, e si è opposta anche la procura generale rappresentata in aula da Maurizio Bonaccorso e Antonino Patti. Il pg Bonaccorso ha detto che “Avola è l’elemento di confusione e c’è anche l’ipotesi di scarantinizzazione delle indagini”.
La corte d’appello di Caltanissetta che sta processando i poliziotti Mario Bo, Fabrizio Mattei e Michele Ribaudo deciderà la prossima udienza. Nel frattempo il pg Bonaccorso ha depositato un cd in cui vi sono le intercettazioni nel carcere di Ascoli Piceno tra Totò Riina e Alberto Lorusso in cui si evidenzia un progetto omicidiario per La Barbera. (AGI)
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