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Israele, “non cerchiamo di spostare nessuno” da Striscia

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Gerusalemme, 4 dic. – Israele ha affermat che non sta cercando di costringere i civili palestinesi a lasciare permanentemente le loro case, anche se ha riconosciuto che le condizioni nella Striscia di Gaza assediata sono “dure”.
Qualsiasi ipotesi di trasferimento forzato dei palestinese è altamente controversa nel mondo arabo poiché la guerra che portò alla creazione di Israele 75 anni fa diede origine all’esodo o allo sfollamento forzato di 760.000 palestinesi, un evento noto come Nakba, o “catastrofe”.
Israele ha dichiarato guerra a Hamas, che governa Gaza, dopo che i brutali attacchi contro Israele del 7 ottobre hanno ucciso 1.200 persone, per lo più civili, secondo le autorità israeliane. Con il ministero della Sanità nel territorio palestinese che ha riferito di un bilancio delle vittime di oltre 15.500 persone, l’impatto degli incessanti bombardamenti e dell’offensiva di terra di Israele ha suscitato crescente preoccupazione a livello internazionale.
Dopo la fine, la scorsa settimana, di una tregua che ha consentito il rilascio di dozzine di ostaggi israeliani e di altre nazionalità in cambio di prigionieri palestinesi, Israele ha ampliato la sua offensiva a Gaza.
Nella sua ultima stima, l’Ocha ha affermato che circa 1,8 milioni di persone a Gaza, circa il 75% della popolazione, sono state sfollate, molte in rifugi sovraffollati e antigenici.
Parlando ai giornalisti, il portavoce militare israeliano Jonathan Conricus ha  assicurato: “Non stiamo cercando di sfollare nessuno, non stiamo cercando di spostare nessuno da nessuna parte in modo permanente”. “Abbiamo chiesto ai civili di evacuare il campo di battaglia e abbiamo creato una zona umanitaria designata all’interno della Striscia di Gaza”, ha aggiunto il portavoce, riferendosi a una piccola area costiera del territorio denominata Al-Mawasi, riconoscendo che la situazione a Gaza è “dura”.
“Siamo perfettamente consapevoli che lo spazio e l’accesso sono limitati ed è per questo che è così importante avere il consenso e il sostegno delle organizzazioni umanitarie internazionali per aiutare con le infrastrutture nell’area di Al-Mawasi”, ha aggiunto.