Roma, 12 maggio 2016 – DoBank S.p.A., già UniCredit Credit Management Bank (UCCMB), è la Banca specializzata nella gestione dei crediti insoluti, operativa in tutta Italia e all’estero. Braccio operativo di Unicredit nel recupero crediti, anche se sul piano legale non è una società del gruppo bancario. DoBank, acquista i crediti “cosi detti” in sofferenza e procede al recupero coattivo del credito. E in questi ultimi mesi, dopo che il Governo, ha varato le norme sulla cartolarizzazione è diventata la spina nel fianco dei clienti Unicredit, che hanno difficoltà a pagare puntualmente le loro esposizioni o i mutui stessi. Il gruppo bancario non perde tempo a cederli, a questa società terza, che di anomalo ha il fatto di avere le sedi presso le direzioni territoriali della Banca stessa, che è partecipata da una finanziaria Lussemburghese al 97% che a sua volta è controllata da Fondi americani.
“Unicredit ha deciso di vendere i sacrifici della gente che ha fatto un mutuo, un prestito o aperto una linea di credito con loro e che magari sono in ritardo nel pagamento di due rate revocando in tempi record il contratto! La cosa grave che abbiamo prove che le “revoche” sono state attuate anche nei confronti di soggetti in perfetta regola con i pagamenti, in particolare questo fenomeno sta coinvolgendo, soci di Cooperative di abitazione. La banca, così si porta il credito a perdita per un anno pagando meno tasse, e cedendo il tutto proprio a DoBank. Il risultato è che in Italia Unicredit risparmia di pagare le tasse grazie al fatto che lo Stato gli consente di potersi dedurre in un anno la perdita, per poi consentire la vendita degli immobili, recuperati dagli insolventi, attraverso questa società, che ha il suo maggiore azionista all’estero. Insomma – commenta Carmelo Finocchiaro presidente nazionale di Confedercontribuenti – si vendono gli immobili degli italiani e i ricavati si trasferiscono fuori dall’Italia.
Sarebbe necessario indagare se dietro l’azionista americano di Avio, non ritornino ad esserci partecipazione dell’Unicredit stesso, attraverso strutture fiduciarie americane. Sarebbe da capire, insomma se il gruppo in Italia risparmia le tasse e all’estero fa business.
“Ecco perché chiediamo che la Magistratura faccia chiarezza su queste esternalizzazioni delle banche, ma che nei fatti operano oltre che logisticamente, come fossero operatori interni direttamente collegate alla banche stesse. Chiediamo inoltre a tutte le forze Politiche di istituire una Commissione Parlamentare di inchiesta e soprattutto di proporre norme che favoriscano lo sviluppo economico dell’Italia che non è fatto solo per garantire il sistema bancario, che in ogni caso continua a macinare utili!” – conclude Finocchiaro.