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Qual è lo stato delle disuguaglianze infantili in Italia?

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di Riccardo Bisato

Fin dall’età dell’infanzia in Italia bisogna combattere contro le disuguaglianze. È ciò che emerge da un recente report di Save the Children, associazione che da sempre si batte per la tutela dei diritti dei più piccoli, il quale dimostra come in Italia ci siano sempre meno bambini e che essi debbano convivere di continuo con degli squilibri strutturali. Tra questi è importante ricordare quelli che riguardano la fruizione degli spazi: lo spazio dell’abitazione, della scuola, dei luoghi pubblici. Inoltre è notizia di pochi giorni il dato che emerge dall’Eurostat :il 63% delle famiglie italiane dichiara difficoltà a far quadrare i conti, ed è il dato più alto tra i grandi Paesi dell’Ue. La media europea è del 45,5%. E a risentirne maggiormente sono i minori.
Casa, scuola ,spazi pubblici: diritti da difendere
La convenzione sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza delle Nazioni Unite è chiara sul tema: secondo l’articolo 27 ciascun bambino deve avere diritto ad un alloggio adeguato, che contribuisca al suo sviluppo fisico, mentale e sociale; allo stesso modo, l’articolo 28 afferma il diritto dei bambini all’istruzione, sottolineando che essa debba essere indirizzata allo sviluppo completo del bambino, oltre che essere accessibile a tutti in base all’uguaglianza delle possibilità; inoltre l’articolo 24 riconosce il diritto dei bambini a godere del miglior stato di salute possibile.

Entrando nel dettaglio l’abitazione dovrebbe rappresentare l’ambiente prediletto per la crescita dei più piccoli, sicuro e con dei livelli igienico-sanitari adeguati, secondo i dati Eurostat, L’Italia si colloca al tredicesimo in Europa per numero di minori a rischio povertà ed emarginazione. 13 mila, a cui si aggiunge il 39,1% di minori che vivono in abitazioni sovraffollate, non adeguate dal punto di vista strutturale o famiglie che comunicano irregolarità nell’erogazione dell’acqua. La maggior parte di essi si trova nelle 8 città metropolitane italiane.

A fronte di questa emergenza il PNRR aveva stanziato fondi per la messa in sicurezza delle abitazioni. Tuttavia il Governo ad Agosto 2023 ha operato un taglio di 15,9 miliardi a questi fondi, per lo più destinati ai Comuni, a causa di criticità nell’attuazione dei progetti come ad esempio l’aumento del costo dei materiali.

La scuola, luogo in cui i minori passano la maggior parte del loro tempo al di fuori dall’abitazione, riscontra numerose criticità. La scuola dovrebbe essere in grado di fornire un’educazione di qualità e dovrebbe rappresentare un luogo favorevole all’instaurazione di sane relazioni con gli altri. Il 58% delle scuole sono sprovviste di certificati di agibilità. A fronte di ciò il Ministero dell’Istruzione nel 2022 ha finanziato 171 interventi, per un ammontare di 255 milioni nell’ambito del PNRR, per la messa in sicurezza degli ambienti scolastici. La fine degli interventi è prevista entro il 2026. Ad allarmare ulteriormente sono i dati Invalsi del 2022 che evidenziano come il 48% degli studenti dell’ultimo anno della scuola superiore ha un livello di apprendimento dell’italiano pari a quello delle scuole medie.

Essenziali nello sviluppo dei più piccoli sono anche gli spazi pubblici, nei quali passare del tempo all’aria aperta e socializzare. In Italia la superficie di verde urbano fruibile, secondo dati ISTAT, è pari a 19,5 metri quadrati per persona, un dato irrisorio se confrontato con il minimo previsto per legge, ovvero 18 metri quadrati per persona. La situazione appare ancora più grave se si considera che lo spazio realmente a disposizione, escludendo aree abbandonate o non agibili, è di 1,05 metri quadrati per bambino.

Quali Politiche sono state attuate a favore delle famiglie?
Nel corso degli anni gli esecutivi che si sono susseguiti alla guida del Paese hanno cercato di mettere una pezza al problema della natalità che da un decennio attanaglia il nostro paese e di dare un aiuto concreto alle famiglie presenti in tutto il territorio nazionale attraverso incentivi. Tra questi sicuramente è importante citare l’assegno unico universale istituito con la Legge Delega 46/2021, misura che permette di richiedere un assegno per le famiglie con figli a carico fino al compimento dei 21 anni e senza limiti di età per figli disabili a carico. L’INPS attraverso l’Osservatorio statistico sull’Assegno unico e universale ha comunicato le domande presentate dal 1 Gennaio 2022 al 31 Agosto 2023, dal rapporto risulta che nei primi otto mesi del 2023 l’ammontare medio erogato è stato di 256 euro. Nella NADEF il Governo ha stanziato 1 miliardo di euro di incentivi a favore di natalità e famiglie. Innanzitutto il bonus Nido, per i nati dal 1 Gennaio 2024, in nuclei familiari con ISEE inferiore a 40mila euro che verrà incrementato a 3600 euro se nel nucleo è già presente un altro figlio sotto i 10 anni. Vengono finanziati inoltre il mese aggiuntivo di congedo parentale al 60% con uno stanziamento di circa 100 milioni e la decontribuzione per le mamme-lavoratrici. Manca la volontà di aumentare l’assegno unico universale e, secondo le stime trapelate nelle scorse settimane, le risorse inutilizzate di questa misura assistenziale a fine anno, potrebbero ammontare fino a 2 miliardi, ovvero il doppio rispetto a quanto appena investito in manovra. Infine una nota negativa è certamente la non riconferma del taglio dell’IVA sui prodotti per l’infanzia ,che a detta di Meloni, non ha sortito i risultati desiderati.
Come invertire la rotta?
Nel giugno del 2021 una raccomandazione europea ha stabilito il piano di azione Child Guarantee per tutelare le vulnerabilità sociali dei minori. In attuazione ad essa, lo scorso anno il governo ha approvato il piano d’azione italiano per tutelare i minori a rischio povertà ed esclusione sociale.

In primo luogo l’abitazione: nel 2015 l’Italia ha adottato ufficialmente l’approccio housing first che individua nella casa il punto di partenza per i percorsi di inclusione sociale. Il piano rileva come i minori senza casa si trovino privati a cascata di tutti gli altri diritti previsti dal sistema di garanzia europeo, o come questi siano fortemente compromessi. In particolare l’accesso all’istruzione e alle attività educative. Nell’ambiente domestico devono essere disponibili tutti i servizi essenziali; acqua, luce e gas, anche per le famiglie meno abbienti attraverso misure di sostegno al reddito.

I limiti attuali a delle politiche abitative efficaci sono dovuti principalmente dalla forte frammentazione della governance, che vede coinvolte amministrazioni locali, regionali e nazionali. Quest’ultime rappresentate da ben due ministeri: delle infrastrutture, per l’edilizia, e del lavoro e politiche sociali, per quanto riguarda le marginalità abitativa e il supporto ai senza dimora. A questo si aggiunge una minore dotazione, per il nostro paese rispetto alla media europea, di alloggi pubblici o offerti a canone sociale. “(…) a fronte di una domanda consistente, l’Italia ha solo il 4% di stock di alloggi pubblici e/o sociali (laddove la media europea è del 20%)”. Per fare fronte a ciò, il piano detta la necessità di una collaborazione tra lo stato, la conferenza stato-regioni e Anci. In questo senso si auspica la creazione di un osservatorio sulla condizione abitativa, realizzato con il sistema informativo del ministero delle infrastrutture.

Per quanto riguarda la scuola. Gli interventi di messa in sicurezza e sostenibilità ambientale devono andare di pari passo con la creazione di ambienti di apprendimento moderni e inclusivi, raccogliendo la forte domanda di rinnovamento della didattica. Dare massima centralità alla creazione nei nuovi edifici scolastici di ambienti di apprendimento ma, contemporaneamente, recuperare e ripensare tutti gli spazi interni, esterni, digitali delle scuole preesistenti, a partire da quelle che saranno oggetto di interventi di messa in sicurezza o efficientamento energetico con il PNRR. Il Piano nazionale Infanzia e Adolescenza 2022-2023 ha riconoscono il diritto al cibo e al cibo sano, e ha proposto una “progressiva estensione del servizio di refezione scolastica nelle scuole dell’infanzia e primaria, verso l’accesso universale, partendo dai territori dove si concentra la povertà educativa, attraverso una norma che lo inquadri quale livello essenziale delle prestazioni sociali (LEP), superando la logica di servizio a domanda individuale”, si auspica che il governo proceda su questa linea affinché possa venire meno la disuguaglianza tra i minori che possono permettersi un servizio mensa e chi no, sgravando questo peso dalle famiglie.

Per diminuire le disuguaglianze tra aree urbane e periferie è necessario investire in maniera capillare negli spazi pubblici per renderli luoghi sicuri e predisposti ad una socialità sana e inclusiva. Infine sarebbe necessario ripensare radicalmente gli spazi urbani, a partire dalle periferie, luoghi in cui molte nuove famiglie si trovano a vivere con i loro bambini e che spesso sono accomunate da una condizione di isolamento, degrado urbano e mancanza di luoghi di aggregazione e di servizi.

Fonte: Orizzonti politici