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Corruzione prescritta, salvi burocrate Sicilia e imprenditori

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Annullamento senza rinvio per gli imputati condannati e applicazione della prescrizione anche per loro: si è chiusa così, in Cassazione, la vicenda della corruzione all’assessorato regionale all’Energia, legata alle autorizzazioni per le discariche di Noto e Pachino (Siracusa) e per quella di Mazzarrà Sant’Andrea (Messina). Il processo si era svolto a Palermo, dove due sentenze – del tribunale e della corte d’appello, emesse rispettivamente l’8 luglio 2019 e il 22 novembre 2022 – avevano stabilito la colpevolezza di tre imputati su cinque: il funzionario regionale Gianfranco Cannova aveva avuto prima 9 anni e poi 7; Domenico Proto, presidente della società Oikos di Catania, sei in entrambi i gradi di giudizio, l’imprenditore Giuseppe Antonioli quattro. La prescrizione era stata subito applicata invece agli altri imprenditori Calogero e Nicolò Sodano, agrigentini. Adesso i giudici, accogliendo le tesi dell’avvocato Massimo Motisi, legale di Cannova, e degli avvocati Giovanni Di Benedetto, Franco Coppi e Filippo Dinacci, che assistevano Proto, hanno ritenuto che agli imputati si potesse applicare integralmente la prescrizione, scattata fra tribunale e appello solo per alcuni reati. L’annullamento senza rinvio della sentenza della Corte d’appello applica dunque a tutti lo stesso trattamento, prevedendo pure assoluzioni per singoli reati. Cannova era stato, all’assessorato Energia, responsabile unico del procedimento e presidente delle conferenze dei servizi, occupandosi delle attività istruttorie propedeutiche al conseguimento dei decreti dirigenziali di autorizzazione in materia di discariche. Domenico Proto era stato gestore della discarica di Mazzarrà; Antonioli era invece amministratore delegato della società Osmos spa di Novara, che gestiva l’impianto di trasformazione del biogas dei rifiuti in energia, sempre nel paesino del Messinese. Senza la sentenza emessa ieri sera, Cannova e Proto sarebbero finiti in carcere. Gli imputati erano stati arrestati nel luglio del 2014 nell’operazione Terra mia della Squadra mobile del capoluogo siciliano: era stato scoperto un giro di tangenti che sarebbero state pagate con mazzette da 50 mila euro alla volta ma anche con televisori di ultima generazione, impianti stereo da 10 mila euro, viaggi e soggiorni in hotel di lusso a Rimini e a Taormina e anche con la disponibilità di escort. A suon di denaro e altre utilità, gli imprenditori avrebbero goduto di «una corsia preferenziale nel rilascio dei necessari provvedimenti autorizzativi per le discariche». Sarebbero state ottenute pure autorizzazioni a utilizzare cave dismesse, in terreni ricadenti nei territori dei Comuni di Sciacca e Siculiana (Agrigento). Pur essendo stato riconosciuto il “pactum sceleris”, l’accordo illecito, tra il funzionario regionale e gli imprenditori agrigentini, già i giudici di merito avevano dovuto applicare la prescrizione, a causa del lungo tempo trascorso dall’epoca dei fatti. Ora il trascorrere del tempo e l’approdo in Cassazione a nove anni dagli arresti e a oltre una dozzina dai fatti di reato contestati, ha completato l’applicazione del classico colpo di spugna. (AGI)