La scultura di cui voglio parlarvi oggi è l’Ercole e Nesso, l’opera romana restaurata in modo importante dal Caccini nel Cinquecento che accoglie i visitatori all’ingresso della Galleria degli Uffizi.
Ora dovete sapere che quest’opera di epoca romana era stata talmente martoriata dallo scorrere del tempo che giunse al periodo rinascimentale in modo frammentario. Era rimasto solo il torso del centauro e la base.
Fu lo scultore Giovanni Battista Caccini a realizzare le stupefacenti integrazioni, riuscendo a fondere in modo eccellente lo stile antico alla maniera moderna.
Caccini con la sua inventiva e il suo smisurato talento riuscì a ricostruire totalmente l’opera, partendo dai pochi frammenti che aveva a disposizione.
La scultura, dopo l’intervento del Caccini fu collocata laddove la vedete oggi per accogliere i numerosi visitatori, alla testata del primo corridoio degli Uffizi.
Ma qual è la storia del mito di Ercole e Nesso?
Ercole in compagnia della moglie Deianira si trovò dinnanzi al fiume Eveno e, dovendo guadarlo, chiese al centauro Nesso aiuto visto che era solito traghettare i viaggiatori da una sponda all’altra.
Il centauro però approfittò di quella circostanza di difficoltà per rapire la donna. Ercole si vendicò uccidendo il centauro ma lasciò che la consorte prendesse da Nesso una veste incantata che dopo diverse vicissitudini porterà tutti e due verso la morte.
Il recente restauro
L’opera Ercole e Nesso con le integrazioni del Caccini è stata sottoposta a un importante intervento conservativo nel 2015, eseguito da Paola Rosa e finanziato dall’associazione Friends of the Uffizi Gallery.
Durante il restauro è stato possibile identificare con certezza tutte le integrazioni che ebbe l’opera e comprendere che in origine il centauro era in una posizione meno schiacciata rispetto a quella pensata dal Caccini. Inoltre è stato evidenziato che rielaborò a il piede di Ercole.
Inoltre le indagini petrografiche hanno condotte da Spampinato hanno rivelato che i marmi antichi provengono dall’Asia mentre quelli adoperati dal Caccini arrivarono da Carrara.
FONTE: https://michelangelobuonarrotietornato.com/