La vita di Giulio Rapetti Mogol è una canzone lunga 50 anni di una straordinaria carriera. In questi giorni per le edizioni Minerva, esce “Ho ricevuto un dono ve ne faccio dono – riflessioni spirituali nei testi di Mogol” di don Giuseppe Capsoni (192 pagine, 20 euro).
Questo libro è la storia di un bambino che non sapeva di aver “ricevuto un dono”. Quel bambino è cresciuto guardando e osservando l’esistenza che lo circondava, e attraverso di essa ha percorso un viaggio che dura tuttora fino a comprenderne la profonda preziosità spirituale che ha saputo tradurre – come solo lui sa fare – nei suoi versi, raggiungendo il cuore di milioni di persone che ancora oggi cantano a memoria le sue canzoni. Don Giuseppe Capsoni è il padre spirituale di Mogol, e insieme a lui ha voluto analizzare e approfondire il significato di 33 sue canzoni (da “Amarsi un po’” a “Celeste nostalgia”, a “Dieci ragazze per me”, a “Il mio canto libero”, a “Un nuovo amico”), facendo emergere la spiritualità su ciascun brano, rilevando differenze e affinità tra l’uomo religioso Giulio e l’artista Mogol: entrambi mossi, ispirati e depositari di una ispirazione divina. Per il Giulio religioso è l’impulso intellettuale-razionale nel campo della Fede, per l’artista Mogol è invece l’ispirazione.
Un libro importante che dà una lettura nuova alle parole di un grande artista.
La vita di Giulio Rapetti Mogol è una canzone lunga 50 anni di una straordinaria carriera.
“Nella poesia di Mogol c’è sempre tanta umanità e, da poeta qual è, ci aiuta a scendere nelle pieghe profonde della vita, nelle emozioni, nei pensieri e nelle parole che esprimono e suscitano a loro volta emozioni, pensieri e parole altrimenti sepolti nell’abisso che è il cuore dell’uomo”, scrive nella prefazione il presidente della Cei, il cardinale Matteo Zuppi. “La poesia è frutto della capacità creativa che cerca, scopre e riscopre il senso profondo della vita, lo comunica, sete e ricerca dell’infinito”, “don Giuseppe Capsoni – continua Zuppi – ci aiuta con sapienza umana e spirituale a comprendere il dono della poesia di Mogol, ad accogliere il suo dono e anche il primo autore del dono, che è Dio, di cui Mogol, consapevole o no, se ne fa strumento”.
E lo stesso Mogol osserva: “Non ho mai pensato che molti dei miei testi avessero un contenuto spirituale. Don Giuseppe, accompagnandomi nella ricerca di Dio, me lo ha svelato in questo libro”. (AGI)
ELI