Il Sulcis è una polveriera che in Sardegna rischia di esplodere ben prima delle elezioni regionali del 2024. In vista di una serie di ammortizzatori sociali in scadenza per centinaia lavoratori del polo industriale di Portovesme, i metalmeccanici hanno cominciato stamane la mobilitazione con un’assemblea straordinaria tenuta da Fsm Cisl, Fiom Cgil e Uilm Uil del territorio davanti al comune di Portoscuso, presenti diversi sindaci del territorio in fascia tricolore. Sindacati e amministratori locali si rivolgono al governo (il prefetto di Cagliari ha convocato le sigle sindacali) e alla Regione Sardegna, contro la quale sono volate accuse: “L’assessorato regionale all’Industria è assente, inesistente”.
L’assemblea si è aperta con un minuto di raccoglimento per le vittime delle guerre.
“Si rischia la chiusura di tutto, se non ci ribelliamo. Dobbiamo riprenderci la scena e non c’è più tempo da perdere”, ha incitato Roberto Forresu, segretario territoriale della Fiom, facendo il punto sulle annose vertenze aperte: Sider Alloys, Portovesme srl, la centrale Enel ‘Grazia Deledda’ ed Eurallumina. “Stiamo rischiando il tracollo”.
Il 31 dicembre scadrà l’accordo di programma sottoscritto nel 2018 per il rilancio dello stabilimento di allumino primario ex Alcoa. “Dei 150 milioni di euro d’investimento”, ha ricordato Forresu, “ne sono stati spesi la metà”, quindi quell’intesa va prorogata. Inoltre, sembre a fine anno, scade la richiesta di finanziamento con garanzia Sace. L’ultimo incontro al ministero, ottenuto “dopo quattro tentativi di richiesta delle segreterie nazionali” risale al 7 ottobre scorso. I sindacati chiedono anche la stabilizzazione dei lavoratori dello stabilimento assunti a tempo determinato: per 16 il contratto è in scadenza. A febbraio 2024 sono in scadenza anche gli ammortizzatori sociali ordinari e straordinari per gli oltre 300 lavoratori della Portovesme srl (gruppo Glencore), che intende passare dalla produzione di piombo e zinco a quella di litio riciclato per batterie. Il progetto di riconversione non convince in sindacati, che preoccupati per il futuro dei dipendenti e dell’indotto in particolare nella fase di transizione, propongono una deroga per consentire ai lavoratori di mantenere il sostegno. “Non rinunciamo alla produzione di piombo e zinco”, ha esortato Forresu. “Il governo si attivi per progettare il futuro attraverso il rilancio produttivo”.
Poi c’è la centrale Enel, destinata alla chiusura con l’uscita dal carbone entro il dicembre 2025. La metà della forza lavoro degli appalti è già in cassa integrazione – ha riferito la Fiom – e per questi lavoratori gli ammortizzatori sociali ordinari scadranno a fine anno. “Siamo all’anticamera del licenziamento”, sostengono i sindacati.
Sono almeno 500 i lavoratori in attesa del rilancio industriale, in particolare della filiera dell’alluminio primario, in cui rientra anche Eurallumina. “Ma anziché nuove assunzioni”, sostengono le sigle dei metalmeccanici, “si rischiano di perdere i lavoratori assunti a tempo determinato e si vanificano gli investimenti per i corsi di formazione effettuati l’anno scorso per rientrare al lavoro”. (AGI)
ROB