E’ alta la tensione nella capitale iraniana Teheran, dove oggi hanno avuto luogo i funerali della giovane Armita Gharavand. I video sui social media mostrano persone vestite di nero riunite nel cimitero centrale di Behesht-e Sahra, nel sud di Teheran, che urlavano e piangevano di dolore davanti alla tomba. “Cara Armita, addio”, ha gridato un uomo in un video. I media governativi avevano annunciato il decesso della giovane sabato scorso. La notizia era pero’ circolata già nei giorni precedenti, mettendo sul chi va la’ il regime degli ayatollah, terrorizzati dalla prospettiva di un’altra ondata di proteste. Troppo fresco il ricordo delle citta’ iraniane in fiamme dopo la morte di Mahsa Amini, uccisa dalla polizia morale per aver “indossato il velo in maniera impropria”. Un precedente troppo simile a quello di Armita, che il velo aveva deciso di non indossarlo e sfidare cosi’ il regime dell’ayatollah Khamenei.
Una studentessa di appena 16 anni, morta dopo due settimane di coma. La giovane, senza velo, era precipitata in circostanze mai chiarite. Un calo di pressione in metropolitana cui e’ seguita una caduta fatale per il megafono del regime. Un violento intervento della polizia morale, secondo molti da parte di una donna, che ha fatto perdere per sempre i sensi alla ragazza e’ invece la versione di attivisti e oppositori. Un dubbio che ha spaccato ulteriormente il Paese “con piu’ telecamere al mondo” che pero’ non aveva una telecamera nella metro dove la giovane era entrata, senza velo, per andare a scuola per poi uscirne pochi secondi dopo priva di sensi, trasportata a braccia dalle amiche. In base a quanto riporta la iraniana Radio Farda, agenti delle forze di sicurezza avrebbero parlato con la famiglia. “Vi restituiamo il cadavere – l’offerta del regime – ma la sepoltura deve avere luogo a Teheran” e non nella turbolenta Kermanshah. La ragazza era infatti originaria della piu’ grande citta’ curda dell’Iran, uno dei centri piu’ indigesti ai guardiani della rivoluzione. A parlare alla radio iraniana un parente di Armita che ha specificato che ieri il corpo non era ancora stato restituito. Un intervento non scontato, la famiglia Gharavand dopo “l’incidente” della metropolitana era stata infatto letteralmente posta in isolamento dai pasdaran. Impossibile ottenere interviste per i media non di regime. Ai genitori e’ stato concesso solo rilasciare dichiarazioni in linea con la versione ufficiale. Tuttavia rimangono delle immagini della madre della ragazza, Shahin Ahmadi, trasportata a forza dalla polizia in un furgone. La donna, pare, sia stata detenuta per breve tempo e poi rilasciata. Sempre radio Farda cita una fonte interna all’ospedale che, in condizioni di anonimato, parla di “emorragia cerebrale”.
Amnesty International chiede un’indagine indipendente da parte di una delegazione internazionale per fare chiarezza sugli ultimi attimi di coscienza della giovane. Difficile che Khamenei dia il via libera. Le donne iraniane, Mahsa Amini e il movimento Women, Life Freedom, sono state insignite questo mese del premio Sakharov da parte del Parlamento Europeo. Un riconoscimento arrivato dopo l’assegnazione del premio Nobel per la pace all’attivista Nerhes Mohammadi. Il regime cerca di chiudere ogni spazio di protesta, ma la societa’ e’ spaccata e in tanti in Iran continuano a protestare. (AGI)
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