Il congresso di Italia Viva della provincia di Catania risulta poco trasparente perché condotto senza una partecipazione “democratica” e gestito in violazione di tutte le regole della corretezza “legale e politica”. Sono state imposte le “candidature” sia a livello provinciale che per l’area metropolitana catanese fra persone scelte a tavolino e che rispondono a coloro che li hanno indicati. Denunciamo una precisa responsabilità regionale, nazionale e politica del partito che ha fatto finta di non comprendere la gravità della situazione, portandoci al voto del 15 ottobre con candidature che otterranno il consenso degli iscritti dell’ultimo minuto, e senza una discussione e un coinvolgimento del nucleo che sin dal primo momento ha seguito Renzi quando andò via dal PD. Italia Viva ha Catania era partita male per gravi “errori” fatti altrove e che vide per un periodo la presenza dell’onorevole Sammartino, con l’epilogo conosciuto da tutti e dopo con la successiva nomina di Salvo Nicosia che ha azzerato la visibilità e lo svolgimento dell’attività politica del partito stesso a Catania, sin dal 2022.
Nel febbraio 2023, viene convocata una riunione dove viene annunciata la nomina da parte dell’onorevole Faraone a coordinatrice provinciale di Giusy Infantino, a fianco di Nicosia, all’epoca consigliera comunale presso il comune di Mineo, capitale italiana di Italia Viva, e molto vicina a Raffaele Lombardo. Una decisione che è sembrata incoerente alla base storica del partito. Nulla è cambiato. Incapacità assoluta nel fare politica. C’è da dire, fra l’altro, che Infantino non aveva mai partecipato ad iniziative di Italia Viva precedentemente e, anzi nel dicembre 2022, due mesi prima, era stata nominata membro del coordinamento territoriale di MPA nel comune di Mineo.
Inoltre, nel marzo 2023, attraverso i coordinatori provinciali e regionali, è stato espresso un sostegno a favore del candidato sindaco Paolo Ragusa: un noto imprenditore collegato a diverse cooperative situate nella zona del Calatino, tra cui quella presieduta dalla signora Infantino, e che ha fatto discutere per il noto caso del “Cara Mineo”.
Oggi con una regia coordinata e condivisa, anche dall’Onorevole Faraone, si sceglie di andare ad un Congresso con candidature di gente sconosciuta alla base storica del Partito e senza conoscere chi sono, cosa vogliono e quali sono le idee per il Partito in provincia di Catania, candidati con metodi discutibili, garantendosi la possibile elezione dopo che il tesseramento “cartaceo” è stato interdetto al nucleo storico del partito stesso e dunque impedendo nei fatti un tesseramento “vero” che desse le stesse opportunità anche a candidature alternative.
Questo è quanto denuncia il comitato degli iscritti al partito Comitato Crescita Catania, che aggiunge “malgrado” sia stata presentata una precisa denuncia al Comitato nazionale per il congresso, che in maniera “sibillina” ha scritto la motivazione che respinge il ricorso senza tenere conto delle osservazioni fatte e delle gravissime a sequenza di fatti e personaggi coinvolti. Siamo certi che quelle motivazioni siano state scritte a Palermo e non a Roma e per questo che la battaglia continuerà in Commissione di Garanzia Nazionale e chiederemo allo stesso Renzi di rivederci all’indomani della sua elezione a Presidente Nazionale, per spiegargli cosa sia Italia Viva nella nostra Regione e in particolare a Catania.
In questi mesi, ogni tentativo di far risaltare alcune vicende di Catania vengono messe a tacere, così il 15 settembre 2023 quattro membri su sei del coordinamento si dimettono dal suddetto organo poiché in forte disaccordo con la gestione del partito a Catania e persino Carmelo Finocchiaro si dimette dalla carica di Vice-Coordinatore Provinciale.
Il 22 settembre 2023 gli iscritti al comitato Italia Viva Crescita Catania hanno formalizzato la candidatura di Carmelo Finocchiaro e Antonia Morabito: da qui inizia un chiaro ostruzionismo per bloccare le candidature stesse, non rispondendo alle richieste dei candidati stessi, fino a portare alla rinuncia degli stessi a competere, perché impossibilitati finanche a fare iscrivere al partito tanta gente che lo aveva chiesto.
Ma non solo. Sul sito ufficiale di Italia Viva è emersa, relativamente alla Sicilia, un’incongruenza di dati. La somma dei dati delle diverse province è diversa dalla cifra riportata che è di 2592. Si è scoperto infatti che nel calatino, zona dov’è situato anche il comune di Mineo, siano state create oltre il 60% delle tessere.
Sconcertati da queste dinamiche pilotate, il Comitato Crescita Catania annuncia di volere proseguire la battaglia dentro il Partito, annunciando di disconoscere qualsiasi elezione che avverrà il 15 Ottobre.
L’opinione pubblica deve sapere, affermano dal Comitato Crescita Catania, in quale modo il congresso “democratico” di Italia Viva si stia svolgendo e di quanto sia responsabile di tutto questo la gestione palermitana del partito e dell’Onorevole Farone.
Detta decisione vuole essere la manifestazione di malcontento e dissenso per la gestione poco trasparente del partito nella città di Catania, malgrado l’impegno, la dedizione e la disponibilità manifestata dagli scriventi, cui non è stata data la possibilità di operare in alcun modo e di essere visibili e incisivi. Intanto noi lavoriamo già da lunedì alla costituzione di un’associazione tematica di Italia Viva, iniziando un’iniziativa “politica” quotidiana che fermi le velleità personali e scelte politiche non condivisibili.
Quello che è accaduto a Catania, per cui è stato chiesto il commissariamento, ha provocato un danno immane al partito ed è un chiaro tradimento dell’idea di Italia Viva voluta da Matteo Renzi.