Il cambiamento climatico è indubbiamente una delle questioni fondamentali del nostro tempo e l’importanza della sopravvivenza di certi ecosistemi è essenziale per la salute della Terra. Uno di questi è l’Amazzonia, la più grande foresta pluviale del mondo che si estende tra Brasile, Perù e Colombia, dal valore inestimabile per la vita del pianeta e dimora di popolazioni antiche divise in centinaia di tribù.
Il film che le Giornate del Cinema Muto di Pordenone presentano in prima mondiale martedì 10 ottobre (ore 14.30) al Teatro Verdi, ‘Amazonas, maior rio do mundo’, è il primo lungometraggio girato in Amazzonia, uno straordinario documento che già nel 1918 metteva in evidenza l’enorme ricchezza naturalistica e le risorse di quest’area che si estende per quasi sette milioni di chilometri quadrati. La storia di questo film è di per sé un’avventura. A lungo considerato perduto, è stato ritrovato nei primi mesi di quest’anno al Národní filmový archive, la Cineteca di Praga. “Dopo una visita in quell’archivio – racconta il direttore delle Giornate del Cinema Muto Jay Weissberg – i curatori mi hanno inviato il link per visionare un film che era stato catalogato come ‘Wonders of the Amazon’ [Meraviglie dell’Amazzonia], una produzione americana del 1925″.
“Appena ho iniziato la visione – prosegue Jay Weissberg – mi sono reso conto che il film risaliva ad anni precedenti e che non poteva essere una produzione americana. Dopo qualche ricerca ho avuto la netta sensazione che si trattasse dell’opera leggendaria di Silvino Santos”.
Santos era un regista portoghese che si era trasferito sin da giovane in Brasile ed è stato uno dei pionieri del cinema brasiliano. Lo studioso di Belém Sávio Stoco gli aveva dedicato la tesi e, contattato da Weissberg, confermò che si trattava proprio del film di Santos, rivelandone anche le travagliate vicissitudini. Il negativo era stato trafugato e portato in Europa dal socio del regista il quale, attribuendosi la paternità del documentario e cambiandone il titolo, aveva stipulato all’insaputa dell’autore accordi per commercializzarlo nel vecchio continente, dove fu proiettato a partire dal 1921. Nel 1925 arrivò anche in Cecoslovacchia ma dal 1931 se ne persero le tracce.
Ora finalmente il film è tornato alla luce. Se indubbiamente ‘Amazonas, maior rio do mundo’ ha bellissime immagini del fiume, delle città di Belém e di Manaus e del popolo Huitoto (a cui appartengono, fra l’altro, i quattro bambini sopravvissuti da soli nella giungla, di cui qualche mese fa ha parlato tutto il mondo), allo stesso tempo sottolinea le enormi potenzialità di sfruttamento industriale, configurando un futuro che oggi si presenta drammatico.
Il film sarà successivamente presentato al Ji.hlava International Documentary Film Festival nella Repubblica Ceca e in Brasile. (AGI)