Il punto sulla congiuntura economica a cura di Ref Ricerche.
Il quadro generale appena descritto può essere declinato guardando agli andamenti delle diverse economie. In particolare, l’andamento dell’attività industriale ha visto una fase deludente dell’area del sud-est asiatico. Un aspetto significativo è rappresentato dall’andamento dell’economia cinese, che ha rappresentato la vera delusione della prima parte del 2023.
LA SITUAZIONE IN CINA E LE ASPETTATIVE DISATTESE
In effetti, ci si attendeva che la Cina, una volta abbandonata la politica “zero-Covid” avrebbe rimesso in moto la propria base manifatturiera, incrementando la produzione e le esportazioni, e a sua volta contribuendo ad attivare la produzione delle altre economie dell’area.
La ripresa cinese però si è rivelata meno vivace delle attese, rivelando come il periodo dei lockdown possa avere eroso parte della base produttiva dell’economia; inoltre, le difficoltà del settore immobiliare cinese si stanno rivelando sempre più preoccupanti, con effetti quindi anche sull’attività del settore delle costruzioni e dei settori industriali dell’indotto. Con la crisi del mercato immobiliare la domanda interna cinese è stata privata di uno dei maggiori elementi di traino, anche perché il peso dei mutui contratti negli anni scorsi tende a limitare adesso gli spazi di crescita dei consumi.
LE ECONOMIE DELL’ASIA E DELL’EUROPA CENTRO-ORIENTALE SONO IN DIFFICOLTÀ
In generale, tutte le economie dell’area asiatica, già gravate da una fase di deterioramento delle condizioni monetarie dati gli aumenti dei tassi d’interesse internazionali, non hanno visto a loro volta materializzarsi gli effetti attesi dalle riaperture in Cina, in un periodo di indebolimento della domanda americana ed europea. Inoltre, alcuni Paesi, come Taiwan e Corea, che nel 2020-21 aveva beneficiato del boom della domanda di dotazioni per l’informatica indotta dai lockdown, e soprattutto dell’aumento del mercato dei semiconduttori, si sono confrontati con un andamento cedente della domanda di questi prodotti, oltre che dei rispettivi prezzi.
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Altra area in difficoltà è quella dei Paesi dell’Europa centro-orientale, che hanno subito in maniera più diretta le conseguenze della crisi in Ucraina e degli aumenti dei prezzi dell’energia, e che stanno anche risentendo delle difficoltà dell’industria tedesca. La Germania comanda difatti catene di produzione cui appartengono molte imprese dell’Europa orientale, oltre che di altre economie europee.
LA CRISI DELL’INDUSTRIA TEDESCA
Le difficoltà dell’apparato produttivo tedesco degli ultimi tre anni hanno riflesso in parte la dipendenza dal gas russo e i rincari delle quotazioni dell’energia. Questo è un aspetto che accomuna diverse economie europee, ma quella tedesca (e a seguire quella italiana) si caratterizza per un maggiore peso dell’industria sul Pil nazionale. Sull’industria tedesca ha poi pesato la specializzazione nel comparto automobilistico, che ha risentito dei problemi nelle forniture di semiconduttori.
Gli andamenti recenti hanno visto in parte un migliora-mento della posizione relativa della Germania, proprio a seguito del recupero delle forniture di semiconduttori al settore dell’auto. Dal punto di vista del ciclo economico, la ripresa dell’automotive non è quindi legata alle tendenze attuali, ma è piuttosto una conseguenza di ordinativi accumulati nei trimestri passati. In prospettiva l’auto risentirà delle difficoltà derivanti dall’aumento del costo del credito al consumo. Le case tedesche sono esposte inoltre in misura maggiore agli e etti della transizione climatica dato che le auto più costose sono maggiormente esposte alla perdita di valore legata ai cambiamenti nelle normative.
Fra i canali che stanno penalizzando l’industria europea vi è, come già accennato, la frenata delle costruzioni, che sta mettendo in difficoltà tutti i settori manifatturieri del relativo indotto. Da questo punto di vista desta preoccupazione la situazione italiana, dato che il boom del settore delle costruzioni potrebbe ridimensionarsi l’anno prossimo in vista dell’esaurimento delle spinte alla domanda legate agli incentivi fiscali dei cosiddetti superbonus.
COME VA L’ITALIA
La posizione dell’Italia nei principali aggregati settoriali è posta a confronto con l’andamento delle maggiori economie dell’area euro nelle due tavole, dove si mostra la variazione della produzione nel trimestre maggio-luglio rispetto al livello medio del 2019, precedente la pandemia, e la variazione anno su anno.
In breve, il confronto è interessante perché mette in luce come il ritorno della produzione industriale in prossimità dei livelli pre-pandemia sia avvenuto nelle maggiori economie dell’eurozona; tuttavia, l’andamento complessivo della produzione sintetizza situazioni molto differenziate fra i settori (i quali a loro volta mostrano pattern settoriali molto simili fra i Paesi). L’aspetto da segnalare è che la maggior parte dei settori è ancora molto distante dai livelli del 2019, a fronte di una relativa tenuta nell’industria alimentare e di incrementi importanti nei settori dell’elettronica e della farmaceutica.
I dati della seconda tavola, che si riferiscono invece agli incrementi più recenti (il trimestre maggio-luglio rispetto allo stesso periodo del 2022) confermano il ruolo importante della ripresa nel comparto dell’auto e degli altri mezzi di trasporto, e una tenuta in pochi altri settori (abbigliamento e ancora elettronica e farmaceutica).
In definitiva i dati mostrano come, a prescindere dai risultati in aggregato, il tessuto produttivo europeo si stia modificando in maniera sostanziale, seguendo le sollecitazioni legate ai costi crescenti dell’energia, e al cambiamento nella struttura della domanda finale.
Fonte: https://www.startmag.it/