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Ok del Cdm alla riforma di Valditara: come cambia l’istruzione tecnico-professionale

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Debutta il nuovo modello 4+2, con docenti esterni e legame più stretto con mondo del lavoro e territorio. Si parte come sperimentazione

Il governo ha dato il via libera – a quanto si è appreso – al disegno di legge che riforma gli istituti tecnici e professionali e stabilisce la revisione disciplina in materia di valutazione del comportamento degli studenti a scuola.

La riforma Valditara, giunta sul tavolo del Consiglio dei ministri che si è svolto oggi, lunedì 18 settembre, rilancia l’istruzione tecnico-professionale. Dopo un approfondito confronto con Regioni, parti sociali e stakeholders è approdato sul tavolo del governo l’ambizioso (e innovativo) progetto di riforma di tutta l’istruzione tecnico-professionale.

Che ha un duplice obiettivo, come ha raccontato lo stesso Valditara al nostro giornale, «dare un futuro ai tanti giovani che non ce l’hanno, o che non ce l’hanno adeguato alle loro professionalità e ai loro talenti, e, al tempo stesso, spingere la competitività del nostro sistema produttivo, che altrimenti rischia una brusca frenata», stretto tra un mismatch ormai dilagante, proprio di “profili tecnici” e Stem, e la necessità di innovare e far crescere il Paese.

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Il disegno di legge Valditara

Il Ddl, le cui linee guida hanno già raccolto un coro di consensi, fa nascere in Italia la nuova “filiera formativa tecnologico-professionale”, destinata a coinvolgere in un’ottica di “campus” istituti tecnici, istituti professionali statali, percorsi Ifts, IeFp regionale e Its Academy. Il progetto partirà come sperimentazione dal 2024/25 e potrà coinvolgere fino a un massimo del 30% degli istituti tecnici e professionali attivi sul territorio regionale.

I cinque punti cardine della riforma

I punti cardine della riforma sono cinque: percorsi quadriennali, rilanciando in larga scala la sperimentazione delle superiori in quattro anni, anziché cinque, partita con Valeria Fedeli ma mai realmente decollata (oggi interessa appena 2/300 scuole in tutt’Italia); rafforzamento delle materie di base (in particolare italiano e matematica); apprendistato formativo e più alternanza scuola-lavoro di qualità (potrebbe arrivare fino a 400 ore nel triennio); docenze di esperti provenienti dal mondo produttivo e professionale per ampliare l’offerta didattica, in primis quella laboratoriale; spinta all’internazionalizzazione con più scambi internazionali, visite e soggiorni di studio, stage all’estero.

Il modello 4 + 2

Il modello che dovrà rappresentare la nuova filiera è il “campus” che, a livello di singolo territorio o distretto produttivo, potrà offrire agli studenti più percorsi di studio. La prima caratteristica della nuova filiera è l’introduzione di percorsi quadriennali più due ulteriori annualità negli Its Academy (modello 4+2). La formazione di base sarà quindi di quattro anni ma con tutte le caratteristiche dei percorsi quadriennali già vigenti (e a organici invariati), e obbligo di raggiungere gli obiettivi specifici di apprendimento e le competenze previste dal profilo in uscita del quinto anno di corso (entro il termine del quarto anno).

Il collegamento con imprese e territori

Specifici accordi tra Usr e regioni (che hanno competenze sulla formazione professionale) potranno far nascere “campus” dove aggregare tutte le scuole tecniche e professionali del territorio, per dar vita quindi a un polo formativo legato alle esigenze specifiche dei territori. Chi esce da un percorso IeFp regionale potrà iscriversi in un Its Academy, dopo una prova di valutazione degli apprendimenti predisposta da Invalsi.

Il rilancio del link scuola-lavoro

Un’altra caratteristica della nuova filiera, e in particolare del “campus”, sarà la più ampia flessibilità didattica e organizzativa. La stretta connessione con il lavoro passa attraverso due elementi: il ricorso all’apprendistato formativo di primo livello (per studenti da 15 anni in su) e il potenziamento delle ore “on the job”. Completano le novità della nuova «filiera formativa tecnologico-professionale» la forte connotazione internazionale e le docenze “esterne”. Grazie all’autonomia scolastica scatterà un costante incremento di progetti di partenariato, attività di scambio, visite e soggiorni di studio, stage all’estero. Spazio poi alla metodologia Clil (apprendimento dei contenuti delle attività formative programmate in lingua straniera) e ai professori che arrivano direttamente dal mondo del lavoro e delle professioni: per determinati moduli didattici estremamente tecnici e attività laboratoriali si potranno chiamare docenti esterni. Che saranno assunti con contratti di prestazione d’opera annuali (o per il periodo di cui ce n’è bisogno), senza “intaccare” l’organico docente assegnato al singolo istituto e la titolarità dei docenti sulle cattedre.

Torna la cabina di regia su istruzione tecnica e professionale

Una terza novità è che si istituisce, all’interno del Mim, una struttura tecnica di livello dirigenziale generale per la promozione della filiera formativa tecnologico-professionale, dopo 10 anni dalla soppressione del Dg Istruzione tecnica operata da Mariachiara Carrozza in ossequio alla spending review. Questa unità avrà anche il compito di stimolare e valorizzare ricerca, brevettazione e trasferimento tecnologico all’interno della intera filiera tecnologico-professionale.

Riviste le regole per la valutazione del comportamento degli studenti a scuola

Dal Governo via libera anche alla revisione della disciplina in materia di valutazione del comportamento degli studenti a scuola. Viene ripristinato il voto in condotta anche alle medie e alle superiori e con il 6 scattano debiti da recuperare in educazione civica. «Con la riforma del voto di condotta e della sospensione riportiamo la cultura del rispetto nelle scuole, e rafforziamo la autorevolezza dei docenti. È una svolta molto attesa dalla società italiana». Così, si è appreso, la premier Giorgia Meloni in Cdm.

 

di Claudio Tucci – Fonte: ilsole24ore.it