Type to search

Su Marte nuove prove di un ambiente favorevole all’emergere della vita

Share

Scoperti depositi di sali che formano un modello esagonale: le prime prove fossili di un clima regolare, ciclico e sostenuto con stagioni secche e umide

AGI – Scoperti depositi di sali che formano un modello esagonale in strati sedimentari risalenti da 3,8 a 3,6 miliardi di anni fa. Simili agli esagoni osservati nei bacini terrestri che si prosciugano stagionalmente, sono le prime prove fossili di un clima marziano regolare, ciclico e sostenuto con stagioni secche e umide. La scoperta è merito dell’Institut de Recherche en Astrophysique et Planétologie (CNRS/Université de Toulouse III – Paul Sabatier/CNES) e del Laboratoire de Géologie: Terre, Planètes, Environnement (CNRS/ENS de Lyon/Université Claude Bernard Lyon 1), insieme ai loro colleghi statunitensi e canadesi. Utilizzando gli strumenti Mastcam1 e ChemCam2 su Curiosity.

La superficie di Marte, a differenza di quella della Terra, non è costantemente rinnovata dalla tettonica delle placche. Ciò ha portato alla conservazione di vaste aree di terreno notevoli per l’abbondanza di fiumi e laghi fossili risalenti a miliardi di anni fa.

Sin dal 2012, il rover Curiosity della NASA, il primo a esplorare simili resti antichi, aveva già rilevato la presenza di semplici molecole organiche che possono essere formate sia da processi geologici che biologici. Tuttavia, l’emergere di forme di vita primitive, come ipotizzato dagli scienziati, richiede inizialmente condizioni ambientali favorevoli all’organizzazione spontanea di queste molecole in composti organici complessi. Proprio tali condizioni sono state scoperte di recente dal team di ricerca. Attraverso esperimenti di laboratorio indipendenti, che lasciano interagire ripetutamente molecole a diverse concentrazioni, è stato dimostrato che questo tipo di ambiente fornisce le condizioni ideali per la formazione di precursori complessi e composti costituenti della vita, come l’RNA. Queste nuove osservazioni consentiranno agli scienziati di esaminare nuovamente le immagini su larga scala ottenute dall’orbita, che hanno già identificato numerosi terreni con una composizione simile. Ora sanno dove cercare tracce dei processi naturali che hanno dato origine alla vita, di cui sulla Terra non rimane alcuna traccia. (AGI)