Ci sono Tre Siciliane che hanno riscritto il destino delle Donne. Tutti conosciamo in tanti la storia di Franca Viola. Siciliana di Alcamo, che nel 1968 rifiutò un matrimonio riparatore, diventando un simbolo per la lotta dei diritti delle Donnee per la Società civile.
Era il 26 dicembre 1965, e Franca aveva 17 anni. Fu rapita (assieme al fratellino Mariano di 8 anni, subito rilasciato) da uno spasimante respinto, Filippo Melodia. Quest’ultimo era parente della potente famiglia mafiosa dei Rimi. Ad aiutarlo dodici amici. La ragazza fu violentata e segregata per otto lunghi giorni in un casolare fuori del paese.
Un blitz dei carabinieri del 2 gennaio 1966, liberò la ragazza. All’epoca, la legislazione italiana ammetteva la possibilità di estinguere il reato di violenza carnale, anche ai danni di minorenne, con il cosiddetto “matrimonio riparatore”. Trattasi di un contratto tra l’accusato e la persona offesa.
Franca Viola, con il sostegno del padre Bernardo, non accettò il matrimonio riparatore e denunciò il suo rapitore, facendolo arrestare. Grazie al settimanale Epoca e al Corriere della Sera, diventa un caso nazionale, suscitando profondi dibattiti, polemiche e interpellanze parlamentari.
Prima di lei ci furono altre due grandi Donne siciliane, che hanno dato il “La” alle azioni di Franca Viola.
Nel 1939, a Cinisi, alla viglia della guerra e in piena era fascista, una giovane donna di nome Maria Rosa Vitale venne rapita di sera dentro la sua abitazione, davanti al padre, madre e fratelli. A rapirla fu un ragazzo che lavora nelle terre con suo padre, aiutato dai due fratelli. Il padre di Maria Rosa decise di sostenere la figlia e di denunciare il fatto, sfidando il paese e il giudizio popolare.
I tre finirono in carcere, ma il paese ripudiò la famiglia. Maria Rosa si trasferì a Partinico, dove studia e si laurea. Di quei fatti nessuno ne parlerà mai più.
A 30 anni dalla denuncia, Maria Rosa faceva la segretaria negli uffici della scuola di Cinisi. Non si era sposata, ma era molto attiva nella politica. Ella divenne la prima donna consigliera comunale e poi assessora al comune di Cinisi, dove ritornò.
Successivamente il suo carattere ribelle emerse per un’amore corrisposto con un uomo separato ma non divorziato, il preside della scuola dove lavorava. Erano gli anni ’60 e in Italia il divorzio ancora non era previsto. Si trasferiscono a Palermo e da quell’amore nascerà Vera.
Vera non sapeva nulla della storia di quella donna, di quella mamma tanto adorata, che le ripeteva sempre “devi credere in te stessa, figlia mia, nulla ti è impossibile ricordatelo, sarai spesso sola e dovrai ricordartelo soprattutto allora, di difenderti e di difendere quello in cui credi e vuoi diventare e fare”.
A queste coraggiose Donne si aggiunge una terza Donna, Girolama.
Era il gennaio 1963, ad Alcamo Girolama Benenati aveva 23 anni e denunciò l’uomo che l’aveva sequestrata. La notizia si diffonde per mezzo dell’emittente locale Alpa1. Stesso destino fatto di ingiurie offese e sguardi cattivi da parte dei suoi paesani che le davano della svergognata, della poco di buono e dell’infame. Girolama si è avvolta nella solutidine e non si è mai fatta una famiglia.
Queste storie di grande coraggio, di determinazione e di non paura nell’attraversare il deserto dell’infamia hanno trasformato quella oasi in una foresta di gratitudine, non solo per le donne, ma anche per noi uomini.
Maria Rosa e Girolama hanno scavato la via, Franca l’ha trasformata in un’autostrada dei diritti dell’Umanità. Donne Siciliane che dovrebbero entrare nei libri di storia.
Gli avvenimenti degli ultimi giorni sullo stupro della Ragazza 19enne da un gruppo di sette coetanei a Palermo ha bucato una gomma dell’auto del diritti umani. Il fatto che più di 2 mila persone si siano iscritti a canali telegram per vedere quei filmani, ha fatto sbandare quell’auto.
Un consiglio che vi posso dare è di NON SMETTETE DI LEGGERE, STUDIARE E SORRIDERE. Solo cosi avrete una coscienza tale da capire che se una Donna è ubriaca, l’unica cosa da fare è accompagnarla a casa, in un posto sicuro.
Di Andrea Barbaro Galizia – Fonte: https://rubricasicilia.it/