L’imminente viaggio di Papa Francesco in Mongolia, il primo di un pontefice nel paese dell’Asia più profonda, segue decenni di lavoro missionario e diplomatico che troverà il suo compimento dal 31 agosto al 4 settembre. Un lavoro che si può sintetizzare nella formula di un serrato dialogo interreligioso tra cattolici e buddisti, e infatti le relazioni tra queste due grandi comunità religiose rappresentano un motivo cruciale per cui Papa Francesco ha dato priorità alla Mongolia, dove pure la comunità cristiana è di dimensioni esigue.
Attraverso il Dicastero per il Dialogo Interreligioso, la Federazione delle Conferenze Episcopali dell’Asia, il Dialogue Interreligieux Monastique-Monastic Interreligious Dialogue e le singole figure che hanno dato la loro vita per una maggiore comprensione reciproca, sono stati fatti enormi progressi verso la costruzione di una “cultura della compassione”.
Il titolo. scrive sulla Fides Victor Gaetan è Senior Correspondent del National Catholic Register, è quello di un libro sull’incontro tra buddisti e cattolici (Urbaniana University Press, 2020) con una preziosa introduzione di John Borelli, studioso della Georgetown University. Lo spiega mons. Indunil Janakaratne Kodithuwakku, srilankese, segretario del Dicastero per il Dialogo Interreligioso (DID):
“Sono cresciuto in una cultura pluralista e questo pluralismo ha plasmato i miei atteggiamenti, le mie percezioni, la mia visione del mondo”, spiega. Mentre insegnava missiologia alla Pontificia Università Urbaniana, ha portato i suoi studenti in un tempio buddista a Roma per farli incontrare con i monaci buddisti. Secondo Kodithuwakku il dialogo interreligioso è un “processo evolutivo”, che scaturisce dal Concilio Vaticano II, in particolare alla Dichiarazione Nostra Aetate,, e prende forza da quando, nel 1986, i buddisti hanno partecipato alla Preghiera di Assisi guidata da Papa Giovanni Paolo II.
Ancora recentemente, il 21 aprile scorso, il Prefetto del Dicastero per il Dialogo interreligioso, Cardinale Miguel Angel Ayuso Guixot, e monsignor Kodithuwakku hanno inviato un saluto ai buddisti per la festa del plenilunio, in cui si ricorda la nascita, l’illuminazione e la morte di Gautama Buddha. Significativo anche qui il titolo : “Buddisti e cristiani: Guarire le ferite dell’umanità attraverso Karuna e Agape”.
Lo stesso tema sarà affrontato nel settimo colloquio buddista-cristiano sponsorizzato dal Dicastero che si terrà a novembre a Bangkok, in Thailandia, presso la Maha Chulalongkorn Raja Vidhyalaya University, un’università buddista Theravada. Ma l’organizzazione dell’evento è coordinata anche dalla Maha Makut Buddhist University, associata alla tradizione Mahayana, per cui le due scuole di pensiero buddista più importanti saranno entrambe rappresentate.
“Viviamo in un’epoca in cui il tribalismo sta crescendo”, osserva monsignor Kodithuwakku. “Nella società tribale si è legati al proprio gruppo. Si pensa solo al proprio gruppo. Gli altri possono esistere, ma sono secondari. Invece, Papa Francesco sta promuovendo una società fraterna”. In cui “si cerca di trattare l’altro come un fratello e una sorella, è proprio l’opposto della società tribale. E il dialogo religioso, fin dall’inizio, ha promosso la società fraterna. Anche se ognuno è profondamente radicato nella propria identità, cerchiamo di aprirci all’altro con rispetto e comprensione. Questo non significa nascondere o annullare le nostre differenze. Le differenze rimangono. Le religioni non sono equivalenti. Ma allo stesso tempo, si rispetta la diversità e, sulla base di valori universali, si cerca di rendere questo mondo un posto migliore”.
Giorgio Marengo, missionario della Consolata e Prefetto apostolico di Ulaanbaatar, creato Cardinale da Papa Francesco nel Concistoro del 27 agosto 2022, ha fatto notare in una intervsta rilasciata nei giorni scorsi che la sua esperienza di pastore di una piccola comunità ecclesiale locale «si allarga anche un po’ all’universalità della Chiesa, per offrire alla Chiesa universale quello che l’esperienza di una Chiesa missionaria così piccola e così nuova può avere». Il Cardinale missionario parla di un «doppio movimento», con il quale «la particolarità di questa Chiesa» viene vissuta «dentro l’universalità della Chiesa cattolica tutta». Il Cardinale coglie anche la convenienza di favorire uno «scambio» propizio tra «la freschezza della fede in un contesto come quello mongolo»e «la ricchezza della tradizione ecclesiale che ci arriva da Chiese con più lunga esperienza».
È stato un monaco buddista il primo a congratularsi con il vescovo Marengo quando il Papa lo ha scelto come membro del Collegio cardinalizio, nel 2022.
“Ero in Italia e sono andato alla Messa domenicale con due sacerdoti cattolici mongoli che viaggiavano con me, insieme a un monaco buddista”, ha raccontato Marengo.
“Poi siamo andati a visitare una comunità di suore missionarie della Consolata fuori Roma. Abbiamo avuto un bell’incontro. Nel frattempo, l’annuncio [dei nuovi cardinali] è stato dato all’Angelus. Abbiamo avuto la notizia solo dopo. E l’abate buddista è stato il primo a congratularsi con me. È stata naturalmente una grande sorpresa per me, ma sappiamo quanto sia importante il dialogo interreligioso per Papa Francesco”.
In effetti, la visita del Papa in Mongolia è il culmine di quasi 60 anni di crescente fraternità con i nostri fratelli e sorelle buddisti.
Come scrive sempre il Cardinale Ayuso Guixot, “i buddisti e cristiani di tutto il mondo sono stati in grado di trovare modi creativi per condividere le gioie e i misteri della vita insieme e per cooperare per il bene comune di tutti e la sopravvivenza della nostra casa comune”.
Parole che probabilmente Francesco ripeterà all’inizio di settembre. Giorgio Marengo, missionario della Consolata e Prefetto apostolico di Ulaanbaatar, creato Cardinale da Papa Francesco nel Concistoro del 27 agosto 2022, ha fatto notare in una intervsta rilasciata nei giorni scorsi che la sua esperienza di pastore di una piccola comunità ecclesiale locale «si allarga anche un po’ all’universalità della Chiesa, per offrire alla Chiesa universale quello che l’esperienza di una Chiesa missionaria così piccola e così nuova può avere». Il Cardinale missionario parla di un «doppio movimento», con il quale «la particolarità di questa Chiesa» viene vissuta «dentro l’universalità della Chiesa cattolica tutta». Il Cardinale coglie anche la convenienza di favorire uno «scambio» propizio tra «la freschezza della fede in un contesto come quello mongolo»e «la ricchezza della tradizione ecclesiale che ci arriva da Chiese con più lunga esperienza».
È stato un monaco buddista il primo a congratularsi con il vescovo Marengo quando il Papa lo ha scelto come membro del Collegio cardinalizio, nel 2022.(AGI)
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