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Tra l’Urlo di Munch e un film muto

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Un mondo che urla tra fiamme, mareggiate, piogge e terremoti. E l’uomo, invece, come in un film di Stanlio ed Olio, muto!

 

Di Nathalia Catena pedagogista

 

C’era una volta un grosso virus, di nome Corona, che decise di fare visita da un giorno all’ altro, al pianeta terra.

Quest’ ultima, benevolmente lo accolse e, per tutto il tempo che la abitò, non fu che folle felicità per il mondo vegetale e animale che, finalmente, potevano entrambi, godersi in santa pace, il proprio habitat naturale senza che quell’ invadente, scorbutico uomo, potesse aggressivamente invaderne il territorio come ne fosse il re.

È bella sarebbe questa favola se potessimo continuarla ancora a raccontare, ma ahimè e fortunatamente ha durata breve:

il virus se la squagliò dal mondo a gambe levate perché sicuramente dopo due anni di lunga convivenza, seppur distante, neanche a lui piacque il genere umano.

E come dargli torto d’ altronde se questi, attraverso le sue irresponsabili azioni, è riuscito ai giorni nostri a sconvolgere un ecosistema perfetto ed armonioso in tutta la sua naturalezza?

Assistiamo oggi ai più impensabili fenomeni di impatto ambientale indotti dall’ uomo, dai cambiamenti climatici, alle inondazioni, all’ inquinamento ambientale ed acustico.

E se ne parla, di tutto ciò, come se a crearlo fossero stati i marziani, scesi un pomeriggio qualunque, in un giorno di pioggia come quando Andrea e Mirko incontrano Licia per caso, sulla terra, e non invece l’uomo stesso che la zappa sui piedi si buttò, un po’ come fece Mazzarò protagonista del racconto dell’illustre scrittore siciliano Giovanni Verga.

Tutti a pensare che qualcuno, prima o poi, faccia qualcosa per tutti per un cambiamento favorevole, e nessuno invece fa qualcosa pensando che nessuno farà mai niente per qualcuno.

In memoria del nostro grande giornalista Piero Angela, che tantissimo ci ha lasciato in merito all’ argomento, sarebbe pertanto opportuno parlare di Educazione all’ ambiente.

Cominciare da dentro le mura di casa, questa è la vera rivoluzione.

Educare quindi i genitori a educare i figli alla sostenibilità ambientale, e non è vero che non possiamo fare nulla, e non è vero che dobbiamo aspettare soluzioni dai politici.

Nel piccolo, nel nostro piccolo, possiamo fare tutto ciò che serve per un mondo pulito.

Staccare le prese, andare in campagna, annoiarsi, coltivare l’arte della noia e non del tempo da occupare a tutti i costi.

Leggere, scrivere, suonare, danzare, cucinare, cantare, cucire, disegnare, fermarsi!

Un po’ come fanno i nostri gruppi scout che tanto si prodigano per il rispetto ambientale.

Proveniamo dall’ artigianato e dalla terra non dalle industrie ed i supermercati.

Potremmo comprare terre per insegnare ai nostri figli a piantare semi e sporcarsi con la terra, non a ricoprirsi di abiti firmati e a non sapere nemmeno cucinare.

E se non lo faranno i ragazzi tutto questo, saremmo comunque da esempio noi per loro, ed alla fine di certo qualcosa di buono lo recepiranno.

Non possiamo avere l’atteggiamento degli abitanti della città del romanzo di Saramago, “Cecità “, divenuti cechi per l’appunto, e per volontà altrui, appositamente per non poter recepire e agire sulle esigenze sociali.

No, ma vabbè, e cosa vuoi che sia se un mega chicco di grandine, ci caschi in testa, noi essere umani intelligenti saremo dotati di fantozziana immortalità per queste cose, e saremo bravissimi, con la lingua di fuori e

l’ascella pelosa, ad esclamargli contro: ma come è umano lei.

Non ci fanno più paura nemmeno i cambiamenti climatici,

che manco l’immensa fatica del grandissimo compositore musicale Antonio Vivaldi nel realizzare la sua opera

” le quattro stagioni”, che, se avesse saputo dell’idiozia dell’uomo le avrebbe ridotto certamente a due, l’inverno e l’estate, così come anche loro maestà i pizzaioli con la loro pizza così chiamata, certamente avrebbero ridotto di due i gusti.

Bisogna saper dosare, non ci si può certo aspettare che i ragazzi si esimino dal progresso perché si creerebbe in loro un disagio.

Bisogna sempre fare i conti con l’attualità e l’evoluzione ma avere un equilibrio nel giusto consumo, così da evolversi in maniera armoniosa e con basso impatto per l’ambiente perché come insegnava Darwin, l’evoluzione della specie è fondamentale. Non si può chiedere una regressione, bensì un dosato interessamento al consumo dei beni sia primari che secondari, e non invece, in maniera ansiosa e compulsiva.

Non siamo più capaci di vivere in ambienti senza condizionatori, ma ci chiediamo mai come facevamo fino a poco tempo fa, quando i fantastici ventilatori facevano la loro parte?

Un noto filosofo, Jean Jacques Rousseau, ha criticato il concetto di progresso ritenendolo colpevole di una spersonalizzazione dell’essere umano che, lungi dal migliorare le sue condizioni di vita, lo ha in realtà reso più egoista, creando bisogni fittizi e false idee di felicità in contrasto con la vera natura umana.

È urgente una riflessione, dunque, soprattutto sulle possibili cause di patologie varie, che i nostri nipoti, figli, potrebbero avere un domani, dovute appunto ad ambienti di vita mal sani e inquinati ovunque.

E allora una ed una sola è la domanda da porre:

Voi, carissimi “signori imbellettati”,

(come Francesco Guccini, cantautore odierno, suol chiamare codesta gente,) riuscite a prendervi la responsabilità di guardare negli occhi i vostri figli desolati, i vostri tristi nipoti che vivranno sempre più in un mondo che fa chiasso e acqua da tutte le parti, e tutto solo a causa vostra?

E per chi non avesse figli, perché la natura non gli è stata così gentil, riuscireste ad assumervi la responsabilità verso l’anziano che sarà in voi, tanto da esser almeno gentil voi con lui, da riservargli un posto bello nel mondo e non squallido, freddo e amorfo?

 

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