Urbanista, editore, scrittore, uomo di cultura, ma soprattutto imprenditore che crede nella tecnologia, nell’innovazione, nella responsabilità sociale dell’impresa.
Figlio di Camillo e Luisa Revel, nasce a Ivrea l’11 aprile del 1901. Il padre, ingegnere elettrotecnico, dinamico e geniale, dopo una precedente esperienza imprenditoriale nel 1908 fonda a Ivrea la Ing C. Olivetti & C, “prima fabbrica nazionale di macchine per scrivere”.
Adriano, negli anni della formazione, è molto attento al dibattito sociale e politico; frequenta ambienti liberali e riformisti, entra in contatto con Piero Gobetti e Carlo Rosselli. Si laurea in chimica industriale al Politecnico di Torino e nel 1924 inizia l’apprendistato nella ditta paterna come operaio.
L’anno seguente, accompagnato dal Direttore Tecnico dell’azienda, Domenico Burzio, compie un viaggio di studi negli Stati Uniti, dove visita numerose fabbriche. Al ritorno, propone un vasto programma di interventi per modernizzare l’attività della Olivetti: organizzazione decentrata, direzione per funzioni, razionalizzazione dei tempi e metodi di montaggio, sviluppo della rete commerciale in Italia e all’estero e più tardi, nel 1931, creazione di un Servizio Pubblicità, che fin dagli inizi si avvale del contributo di importanti artisti e designer. La nuova organizzazione contribuisce ad aumentare in modo significativo la produttività della fabbrica e le vendite dei prodotti.
Adriano Olivetti avvia anche il progetto della prima macchina per scrivere portatile che esce nel 1932 con il nome di MP1. Alla fine di quell’anno è nominato Direttore Generale e nel 1938 diventa Presidente, subentrando al padre Camillo.
Un innovatore che lavora anche per il territorio
La sua visione del ruolo dell’impresa e la sua poliedrica personalità lo portano ad occuparsi in modo fortemente innovativo anche di problemi sociali e politici, di urbanistica, architettura, cultura ed editoria.
A Ivrea avvia la progettazione e costruzione di nuovi edifici industriali, uffici, case per dipendenti, mense, asili, dando origine ad un articolato sistema di servizi sociali.
In Olivetti cerca e ottiene la collaborazione di giovani e brillanti architetti, urbanisti e sociologi; a loro chiede di garantire strutture architettoniche, organizzazione degli ambienti e del territorio capaci di far coesistere bellezza formale e funzionalità, miglioramento delle condizioni di lavoro nell’impresa e della qualità di vita fuori dall’impresa.
Per Adriano Olivetti l’impresa (“la fabbrica”) non è solo un luogo di produzione, ma è il motore principale dello sviluppo economico e sociale; un motore che ha anche la responsabilità di mettere a disposizione della collettività e del suo territorio più lavoro, prodotti, servizi, cultura.
All’urbanistica, che ha un ruolo importante nello sviluppo di un territorio, Adriano Olivetti dedica particolare attenzione. Nel 1936 avvia uno studio preparatorio per un piano regolatore della Val d’Aosta (in quegli anni Ivrea fa parte di questa provincia) e nel 1951 assume l’incarico di predisporre il piano regolatore della città di Ivrea.
Dopo aver aderito fin dal 1938 all’Istituto Nazionale di Urbanistica, nel 1950 ne diventa presidente. Nel 1949 fa rinascere, finanziandola personalmente, la rivista “Urbanistica”; collabora attivamente con l’UNRRA Casas e si impegna in vari progetti per la riqualificazione e ricostruzione edilizia in diverse aree del Mezzogiorno, tra cui quella di Matera.
Nel Canavese a metà degli anni ’50 fonda l’IRUR, Istituto per il Rinnovamento Urbano e Rurale, per promuovere e sostenere lo sviluppo equilibrato della comunità locale attraverso piccoli insediamenti produttivi e strutture sociali e culturali nelle vallate e nelle aree periferiche.
L’impegno sociale di un uomo di cultura
Adriano Olivetti è anche editore, scrittore e uomo di cultura. Nel 1937 fonda la rivista “Tecnica e Organizzazione”, dove pubblica vari saggi di tecnologia, economia, sociologia industriale. Poco dopo, assieme a un gruppo di giovani intellettuali, crea una casa editrice, la NEI (Nuove Edizioni Ivrea). Nel 1946 fonda la rivista “Comunità”, che nell’Italia del dopoguerra ben presto diviene uno dei più qualificati luoghi del dibattito culturale, politico e sociale.
La NEI di fatto nel 1946 si trasforma nelle Edizioni di Comunità. Con un intenso programma editoriale, pubblica importanti opere in vari campi della cultura, dal pensiero politico alla sociologia, dalla filosofia all’organizzazione del lavoro, facendo conoscere autori d’avanguardia o di grande prestigio all’estero, ma ancora sconosciuti in Italia. Tra le prime opere pubblicate vi è anche “L’ordine politico delle comunità”, che Adriano Olivetti ha completato durante l’esilio in Svizzera, dove a causa della sua attività antifascista è dovuto riparare all’inizio del 1944. Nel libro sono già espresse le idee alla base del Movimento Comunità, che fonda nel 1947, con una serie di proposte intese a istituire nuovi equilibri politici, sociali, economici tra i poteri centrali e le autonomie locali.
Nel 1956 Comunità presenta una sua lista alle elezioni amministrative e Adriano Olivetti viene eletto sindaco di Ivrea. Il successo lo induce a presentare una lista anche alle elezioni politiche del 1958, ma lui soltanto risulta eletto alla Camera dei Deputati e dopo poco più di un anno si dimette cedendo il posto al primo dei non eletti, Franco Ferrarotti.
L’esperienza politico-amministrativa di Adriano Olivetti non va intesa come una fuga dall’impegno imprenditoriale: è semmai la logfica conseguenza della sua visione dei rapporti tra industria e società.
La sua immagine come imprenditore e intellettuale a tutto campo si rafforza negli anni ’50 con il suo contributo alla nascita delle riviste Sele Arte e l’Espresso, a conferma di una visione molto ampia e innovativa della cultura, non limitata all’ambito strettamente industriale.
Un imprenditore con il gusto dell’innovazione
Dunque, urbanista, editore, scrittore, uomo di cultura; ma Adriano Olivetti è soprattutto un imprenditore capace di radicare nell’impresa la cultura dell’innovazione, l’eccellenza della tecnologia e del design, l’apertura verso i mercati internazionali, il rispetto del lavoro e dei lavoratori. Un imprenditore, oltretutto, capace di selezionare con felice intuito i collaboratori, spesso scelti tra i giovani.
Nel suo stile di management assume un particolare rilievo l’attenzione al miglioramento delle condizioni di vita dei dipendenti. Nel 1948 negli stabilimenti di Ivrea viene costituito il Consiglio di Gestione, per molti anni unico esempio in Italia di organismo paritetico con un importante ruolo consultivo, vincolante per i temi socio-assistenziali. In più occasioni i dipendenti ottengono dall’Olivetti, in anticipo sui contratti collettivi, miglioramenti economici, dell’ambiente di lavoro e dei servizi sociali. L’azienda costruisce quartieri per i dipendenti, nuove sedi per i servizi sociali, la biblioteca, la mensa. A realizzare queste opere sono chiamati grandi architetti: Figini, Pollini, Zanuso, Vittoria, Gardella, Fiocchi, Cosenza.
Anche per il design Adriano Olivetti sceglie collaboratori di grandissimo valore, come Nizzoli, Pintori, Bonfante, Sottsass. Tra la fine degli anni ’40 e la fine degli ’50 la Olivetti porta sul mercato alcuni prodotti destinati a diventare veri oggetti di culto per la bellezza del design, ma anche per la qualità tecnologica e l’eccellenza funzionale: tra questi le macchine per scrivere Lexikon 80 (1948) e Lettera 22 (1950), la calcolatrice Divisumma 24 (1956).
Lo sviluppo di nuovi prodotti e l’aumento delle vendite creano l’esigenza di nuovi impianti. In Italia entrano in funzione gli stabilimenti di Pozzuoli e di Agliè (1955), di S. Bernardo di Ivrea (1956), della nuova ICO a Ivrea e di Caluso (1957); in Brasile nel 1959 si inaugura il nuovo stabilimento di San Paolo. Come i prodotti, anche le architetture industriali ricevono riconoscimenti in tutto il mondo; Adriano Olivetti nel 1955 riceve il Compasso d’Oro per meriti personali conseguiti nel campo dell’estetica industriale.
Gli ottimi risultati ottenuti con i prodotti per ufficio non distolgono l’attenzione di Adriano Olivetti dall’emergente tecnologia elettronica. Già nel 1952 la Olivetti apre a New Canaan, negli USA, un laboratorio di ricerche sui calcolatori elettronici; nel 1955 costituisce a Pisa un Laboratorio di Ricerche Elettroniche e nel 1957 fonda con Telettra la Società Generale Semiconduttori (SGS). Nel 1959 l’Olivetti può presentare l’Elea 9003, il primo calcolatore elettronico italiano, sviluppato con soluzioni tecnologiche d’avanguardia.
Mentre gli investimenti nell’elettronica cominciano a portare risultati concreti, Adriano Olivetti conclude un accordo per l’acquisizione della Underwood, storica azienda americana di macchine per scrivere con quasi 11.000 dipendenti.
In un momento di forte espansione dell’azienda, ma anche di delicati impegni derivanti dallo sviluppo dell’elettronica e dall’acquisizione della Underwood, Adriano Olivetti muore improvvisamente durante un viaggio in treno da Milano a Losanna: è il 27 febbraio 1960. Lascia un’azienda presente su tutti i maggiori mercati internazionali, con circa 36.000 dipendenti, di cui oltre la metà all’estero; ma soprattutto lascia un’impronta indelebile nella storia di un’azienda e di un territorio, un segno inconfondibile nell’industria italiana ed europea.