«Come l’acqua è il più prezioso di tutti gli elementi, come l’oro ha più valore di ogni altro bene, come il sole splende più brillante di ogni altra stella, così splende Olimpia, mettendo in ombra tutti gli altri giochi»
(Pindaro, Olimpica I, 1)
Se esiste qualcuno in grado di farci comprendere l’importanza dei Giochi olimpici nel mondo antico, quello è sicuramente il poeta Pindaro, vissuto in Grecia tra il 518 a.C. e il 438 a.C. circa. In barba allo spirito con cui il barone Pierre de Coubertin (1863-1937), promotore dei moderni Giochi olimpici, sosteneva che “L’importante non è vincere, ma partecipare”, Pindaro era di tutt’altro avviso. Le Olimpiadi, nel mondo greco erano un evento importantissimo, capace di mettere in pausa anche le guerre più sanguinose, e vincerle, per gli atleti, significava guadagnare gloria eterna per sé e per la polis da cui provenivano.
L’importanza dei giochi nell’antica Grecia
La cultura delle competizioni sportive, nel mondo greco, ha origini molto più antiche del periodo in cui Pindaro scrive le sue Olimpiche, elogiando i vincitori delle diverse discipline. La prima testimonianza scritta dei “giochi” la ritroviamo nell’Iliade di Omero, in occasione dei giochi funebri in onore di Patroclo. Dalla corsa dei carri a quella a piedi, dal tiro del giavellotto, al tiro con l’arco e al pugilato, nel poema Omerico ritroviamo tutte le discipline che caratterizzeranno le future Olimpiadi. Ma quando nascono le Olimpiadi? E perché sono così importanti? Prima di rispondere a queste domande, occorre tenere a mente il legame indissolubile che esisteva tra i giochi e la religione, aspetto fortemente caratterizzante della vita nell’antica Grecia.
Olimpia, la grande festa dedicata a Zeus e i giochi in suo onore
Ad Olimpia, situata nell’Elide (Peloponneso nord-occidentale), sorgeva un santuario dedicato a Zeus. La florida regione dell’Elide, con i suoi boschi e prati fioriti, era considerata un luogo talmente bello che doveva per forza essere stato creato in circostanze divine. Ogni anno, in estate, il santuario accoglieva pellegrini provenienti da tutta la Grecia, per partecipare alle celebrazioni in onore di Zeus. Cerimonie, processioni e sacrifici, per rendere omaggio al padre di tutti gli dei, ma non solo. Dopo aver giurato solennemente, gli atleti, provenienti da tutte le città-stato della Grecia, erano finalmente pronti a scendere in campo e sfidarsi nei giochi Olimpici. Se i perdenti uscivano a testa bassa dallo stadio, con il pesante fardello del disonore sulle spalle, i vincenti tornavano nella loro polis da eroi. Loro, e solo loro, avevano tenuto fede al giuramento solenne in cui affermavano di “essersi duramente preparati con il solo scopo di vincere”.
La data convenzionale del 776 a. C
Come abbiamo detto, i giochi hanno sempre fatto parte della cultura greca, erano già presenti nelle culture minoica e micenea. Sappiamo anche che i giochi Olimpici devono la loro importanza al luogo in cui sorge il santuario dedicato a Zeus. E proprio in questo luogo fu stilato per la prima volta, nel 776 a. C, un elenco con i vincitori: è possibile, quindi, desumere che si trattasse dell’esito delle prime Olimpiadi accertate storicamente. Durante la cerimonia di apertura dei Giochi, le sacerdotesse del tempio di Hera accendevano la fiamma olimpica, tramite un sistema di specchi che utilizzavano la luce solare per accendere il fuoco. Sistema utilizzato ancora oggi durante la cerimonia di accensione della fiamma olimpica per le moderne Olimpiadi.
Le prime edizioni e l’evoluzione dei Giochi olimpici
Le prime edizioni dei Giochi olimpici duravano una sola giornata e unica era anche la disciplina in cui si sfidavano gli atleti: lo stadion, una gara di corsa lunga 192 metri. I giochi si ripetevano ogni quattro anni, e le edizioni successive furono pian piano arricchite con nuove discipline. Le gare prevedevano: pugilato, corsa, pentatlon (un insieme di 5 gare come il salto in lungo), lancio del disco, lancio del giavellotto e lotta. Inoltre faceva parte dei giochi olimpici anche la corsa con i cavalli. Furono aggiunte anche le gare di poesia e di scrittura. Ciò che non riuscì a trovare posto nelle olimpiadi fu la figura femminile: le donne non potevano partecipare neanche come spettatrici.
Il declino e la fine dei Giochi olimpici
I Giochi olimpici sopravvissero alla conquista romana. L’imperatore Nerone ne organizzò un’edizione a Roma. Se i Giochi in origine erano aperti solamente ai greci, l’edizione di Nerone, alla quale partecipò lui stesso, fu aperta agli atleti provenienti da ogni parte dell’Impero Romano. Fu l’avvento del cristianesimo a porre fine alle Olimpiadi. Nel 393 d.C., l’imperatore Teodosio, dietro l’influenza del vescovo di Milano Ambrogio, soppresse i giochi, che erano nati per celebrare quelle divinità adesso tanto blasfeme e in contrasto con il nuovo Dio.
Fonte: archeome.it/