Intervista a Paul Preciado, ex Beatriz, autore di “Testo Tossico”, libro dove racconta la storia della sua trasformazione: “Ogni volta che qualcuno pronuncia il mio nome lo sento come un atto di sovversione. È un piacere politico ineguagliabile. Mi ribello a tutto ciò che identifica come patologia quello che non riconosce”… –
di Elena Stancanelli
Esce in Itala “Testo Tossico” (Fandango) con una nuova prefazione dell’autore. «Un giorno fra il 18 e il 22 dicembre 2014, un giorno che non riesco esattamente a ricordare, presi la decisione (indecidibile) di cambiare il mio nome in Paul».
Paul B. Preciado — ex Beatriz autrice di quel meraviglioso trattato sull’immaginario erotico maschile intitolato “Pornotopia” (Fandango) — è un filosofo, attivista, studioso di teorie di genere. Da dove viene questo nuovo nome, gli chiedo, e perché.
«Cambiare nome è un’esperienza politica di una forza straordinaria. Il nome Paul mi è venuto in sogno e ho saputo subito che era il mio. Ma fin quando gli altri non lo usano il tuo nome non esiste.
Ogni volta che qualcuno pronuncia il mio nome lo sento come un atto di sovversione, in complicità con il mio dissenso di genere, e insieme il riconoscimento del mio diritto di esistere al di fuori della norma. È un piacere politico ineguagliabile. Quando qualcuno mi chiama Paul è l’intera società che è coinvolta in un processo di transgenderizzazione ».
Questo suo libro è un saggio corporeo, una fiction somato- politica, secondo le sue parole. Nell’ottobre 2005 ha iniziato a prendere dosi di testosterone in gel, secondo un dosaggio non sperimentato, non quantificato da un protocollo. Questo è il diario di quell’esperienza. Si definisce un gender hacker, cioè un utilizzatore copyleft di testosterone.
Paul, come spiegherebbe a qualcuno non esperto di teorie di genere, il suo genere sessuale?
«L’identità di genere non mi interessa. È una tassonomia, un sistema di classificazione, un insieme di convenzioni politiche che segnano il confine tra il normale e il patologico. La cosa importante per me è oppormi alla standardizzazione che identifica come patologia quello che non riconosce.
Nella maggior parte dei paesi europei, se alla nascita sei stato riconosciuto di sesso femminile e vuoi prendere il testosterone, devi passare attraverso un protocollo medico, sottometterti a un test psicologico che ti riconosca una “disforia di genere” e accettare di diventare un uomo, possibilmente eterosessuale.
Io ho cominciato a prendere testosterone senza attenermi al protocollo medico. Non mi sento un malato, ma un dissidente, da un sistema politico in cui femminilità e mascolinità sono le uniche alternative».
Eccitare e controllare. Nel secondo dopoguerra passiamo da un regime disciplinare (Foucault), ogni corpo è un individuo da correggere, a un regime farmacopornografico, scrive. Cos’è un regime farmacopornografico?
«Chiamo capitalismo farmacopornografico un nuovo sistema di controllo del corpo e produzione di soggettività che emerge dopo la seconda guerra mondiale, con la scoperta di nuovi materiali sintetici, soprattutto il silicone, e la commercializzazione di sostanze endocrine, come la pillola.
Questo “capitalismo caldo” differisce radicalmente dal capitalismo puritano del XIX secolo che Foucault aveva definito disciplinare: la pretesa di criminalizzare qualsiasi attività sessuale che non avesse fini riproduttivi, compresa la masturbazione, è stata sostituita dalla raccolta di capitale attraverso la regolazione della riproduzione e l’incitamento alla masturbazione multimediale, con l’avvento di una pornografia di massa, su scala globale».
Nel 1957 lo psicologo e sessuologo John Money inventa il termine “genere” (gender) differenziandolo dal tradizionale “sesso” per designare l’appartenenza di un individuo a un gruppo culturalmente riconosciuto come “maschile” o femminile” e afferma che è possibile modificare il genere di un neonato fino ai 18 mesi d’età”. In che modo questa scelta determina la nostra società?
«La nozione di sesso binaria non è una realtà anatomica o cromosomica. Si tratta di un’invenzione politica che serve a mantenere le strutture sociali della famiglia e del modello eterosessuale.
Da un punto di vista scientifico, come indicato da Anne Fausto Sterling, sappiamo che ci sono molte più configurazioni cromosomiche e morfologie genitali che non maschile/femminile.
Negli anni ‘40 John Money classifica i corpi di alcuni bambini “intersessuati”, cioè nati con corpi non ascrivibili esattamente a una delle due categorie, maschio/ femmina e li sottopone a una serie di processi(ormonali e chirurgici) di femminilizzazione o mascolinizzazione artificiale che li riportino dentro la norma.
Questa pratica è attiva ancora oggi nei sistemi sanitari della maggior parte delle democrazie occidentali, mentre dovrebbe essere considerata brutale e drammatica come lo è la mutilazione clitoridea».
Lei scrive che il principio di auto-cavia, “sarà decisivo nella pratica della costruzione delle pratiche e dei discorsi de femminismo”. Perché? L’utilizzo del corpo come strumento del sapere è uno specifico femminile? E in che modo, secondo lei, può riguardare la scrittura?
«La filosofa femminista Silvia Federici ha detto che il corpo è per le donne ciò che la fabbrica è per i lavoratori: il luogo in cui si pratica l’oppressione, ma anche lo spazio nel quale agire la propria liberazione.
La scrittura è la tecnica che ci ha aiutato a intervenire nella cartografia dominante per smontarla, producendo narrazioni dissidenti, mappe alternative del corpo. Io sono erede di quella tradizione femminista ».
Pornografia/snuff/politica. Cosa pensa della fotografia di Aylan, il bambino siriano morto sulla spiaggia di Bodrum?
«Hannah Arendt diceva abbiamo visto tutto, eppure non siamo testimoni di niente, non siamo in grado di assumerci nessuna responsabilità. Abbiamo imparato a consumare anche il dolore o l’orrore delle immagini, senza essere in grado di prendercene cura.
Abbiamo bisogno di un esorcismo politico-visivo che ci permetta di essere testimoni di ciò che vediamo, che si tratti di una fotografia apparsa nei media o qualcosa che accade di fronte a noi».
Quale sarà la sua prossima auto-sperimentazione?
«Imparare ad essere “Paul”. Il transessualismo non è un cambiamento immediato, ma un processo in cui tutto viene ricodificato ».
Definirebbe questo libro anche un libro d’amore
«Sono capace di scrivere solo due tipi di libri, quelli sul dolore e quelli sull’amore. In questo caso le due cose sono insieme.
Il dolore è per la morte del mio amico, editore e attivista Guillaume Dustan, e per la mia identità che si oppone ad una organizzazione binaria. Ma è anche un libro di amore ispirato alla mia storia con Virginie Despentes (la scrittrice autrice di Scopami, pubblicato in Italia da Einaudi StileLibero)) e al modo in cui lo sguardo e il tocco di un’altra persona permette a un progetto di soggettivizzazzione fragile come il mio, di emergere e diventare realtà ».
Fonte: dagospia.com/