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Attivista pakistana (n. Mingora 1997). Attiva sin da giovanissima nella lotta per i diritti civili e per il diritto allo studio delle donne nel suo Paese, a tredici anni è diventata nota grazie al suo blog per la BBC, in cui tra l’altro denunciava il regime dei talebani pakistani, ostili ai diritti alle donne. Nel 2012 è stata ferita in un attentato rivendicato successivamente dagli stessi talebani. Curata a Londra e ristabilitasi, nel luglio del 2013 ha tenuto un discorso forte e commovente all’Onu nel giorno del suo sedicesimo compleanno, lanciando un appello per il diritto all’istruzione dei bambini di tutto il mondo. Nello stesso anno è stata la più giovane candidata al premio Nobel per la pace ed è stata insignita del Premio Sakharov per la libertà di pensiero dal Parlamento europeo. Nell’ottobre 2013 ha pubblicato il suo primo libro I am Malala, cui nel 2018 ha fatto seguito We are displaced: my journey and stories from refugee girls around the world (trad. it. Siamo tutti profughi. I miei viaggi e i miei incontri con le ragazze di tutto il mondo in fuga dalla guerra, 2019). Nel 2014 è stata insignita del premio Nobel per la pace, con l’attivista indiano per i diritti dei minori K. Satyarthi, “per la loro battaglia contro la repressione dei bambini e dei giovani e per il diritto di tutti i bambini all’educazione”. Nel 2015 il regista D. Guggenheim ha diretto il documentario He named me Malala sulla vita dell’attivista, mentre nel testo autobiografico Let her fly. A father’s journey (2018; trad. it. Libera di volare, 2019) il padre Ziauddin Yousafzai ricostruisce compiutamente il percorso familiare e umano dell’attivista.

 

Fonte: Enciclopedia on line