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La torcia infuocata contro Sigrid Kaag, “la strega” della politica olandese minacciata perché liberale ed europeista, che lascia la vita pubblica

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DI PAOLA PEDUZZI

La prima torcia infuocata contro “la strega” liberale è stata accesa da un No vax, durante la pandemia: un signore con la giacca a vento bianca, i jeans e lo zainetto si è presentato sotto casa di Sigrid Kaag, vicepremier dei Paesi Bassi e ministra delle Finanze: sorreggeva con entrambe le mani una torcia in fiamme. La torcia deve essere sembrata una buona idea, è diventata il simbolo delle minacce contro la Kaag, e nel febbraio scorso un gruppo di sostenitori del Partito civico-contadino, la forza antisistema in crescita con i suoi trattori in protesta contro il Green deal, ha accolto la vicepremier diretta a un incontro con i cittadini con le torce in mano. Le immagini ritraggono la Kaag che cerca di parlare con questi agricoltori e loro le si avvicinano, la accerchiano, ognuno con una torcia infuocata in mano. Non sono tanti e non è nemmeno corretto liquidarli tutti come pericolosi eversori, visto che sono i rappresentanti di un partito che manifesta il suo dissenso contro le politiche del governo che la Kaag rappresenta, ma la torcia in mano ha preso un significato preciso nella contestazione minacciosa alla vicepremier.
La strega liberale ha quasi 62 anni (ne dimostra dieci di meno), ha portato il suo partito liberale di sinistra D66 al secondo posto alle elezioni del marzo del 2021, è figlia di musicisti, è cattolica, ha studiato l’arabo all’università di Utrecht, ha preso un dottorato all’università americana del Cairo, ha studiato Relazioni internazionali nelle migliori scuole europee, da Oxford all’ena francese, ha lavorato in molte agenzie delle Nazioni Unite (nel 2013 guidò il team di ispettori che dovevano censire e dislocare le armi chimiche del regime siriano), nel 2017 è tornata a casa, è entrata come ministro nel governo Rutte (Commercio internazionale ed Esteri) e poi, salendo in piedi su un tavolo a festeggiare il secondo posto dei D66 alle elezioni, è diventata vicepremier. Parla sei lingue, è sposata con un dentista palestinese che aveva lavorato con Arafat, ha quattro figli, non rinuncia mai ai tacchi alti, è progressista, attenta al clima, ai diritti, all’utilizzo serio (frugale) dei soldi pubblici, è europeista e atlantista. Della leadership delle donne dice che “non è mai facile”, ma che “se la vuoi facile, non muoverti, stai ferma, stai a casa”, se invece vuoi cambiare qualcosa, gettati: non è facile ma è possibile.
Qualche tempo fa, la Kaag ha detto che stava pensando di lasciare la politica: troppe minacce, troppe torce. Le sue due figlie hanno detto in un’intervista in tv che temono per la vita della madre, lei si è commossa e s’è convinta che il pericolo fosse troppo grande. Giovedì ha annunciato che lascerà i D66 e la vita pubblica quando ci sarà il nuovo governo (si vota in autunno): non temo per la mia sicurezza, ma la mia famiglia – una famiglia multiculturale – ha bisogno di quiete. Nei commenti alla sua decisione e a chi racconta le minacce denunciando l’estremismo illiberale che mina la democrazia (e ci condanna alla mediocrità della leadership politica), le critiche non si fermano: perché ha esposto le figlie in tv così adesso sono riconoscibili? Perché non ricorda che ha lavorato per le corporation e che è esponente di un’élite liberale corrotta e vittimista? Sigrid Kaag è “la strega” cosmopolita e liberale, si merita la torcia: ha ceduto anche lei, dice un commento, molti esponenti del governo lasceranno la vita pubblica, li eliminiamo tutti e vinciamo.

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La torcia infuocata contro Sigrid Kaag, “la strega” della politica olandese minacciata perché liberale ed europeista, che lascia la vita pubblica

DI PAOLA PEDUZZI · 15 Lug 2023

La prima torcia infuocata contro “la strega” liberale è stata accesa da un No vax, durante la pandemia: un signore con la giacca a vento bianca, i jeans e lo zainetto si è presentato sotto casa di Sigrid Kaag, vicepremier dei Paesi Bassi e ministra delle Finanze: sorreggeva con entrambe le mani una torcia in fiamme. La torcia deve essere sembrata una buona idea, è diventata il simbolo delle minacce contro la Kaag, e nel febbraio scorso un gruppo di sostenitori del Partito civico-contadino, la forza antisistema in crescita con i suoi trattori in protesta contro il Green deal, ha accolto la vicepremier diretta a un incontro con i cittadini con le torce in mano. Le immagini ritraggono la Kaag che cerca di parlare con questi agricoltori e loro le si avvicinano, la accerchiano, ognuno con una torcia infuocata in mano. Non sono tanti e non è nemmeno corretto liquidarli tutti come pericolosi eversori, visto che sono i rappresentanti di un partito che manifesta il suo dissenso contro le politiche del governo che la Kaag rappresenta, ma la torcia in mano ha preso un significato preciso nella contestazione minacciosa alla vicepremier.
La strega liberale ha quasi 62 anni (ne dimostra dieci di meno), ha portato il suo partito liberale di sinistra D66 al secondo posto alle elezioni del marzo del 2021, è figlia di musicisti, è cattolica, ha studiato l’arabo all’università di Utrecht, ha preso un dottorato all’università americana del Cairo, ha studiato Relazioni internazionali nelle migliori scuole europee, da Oxford all’ena francese, ha lavorato in molte agenzie delle Nazioni Unite (nel 2013 guidò il team di ispettori che dovevano censire e dislocare le armi chimiche del regime siriano), nel 2017 è tornata a casa, è entrata come ministro nel governo Rutte (Commercio internazionale ed Esteri) e poi, salendo in piedi su un tavolo a festeggiare il secondo posto dei D66 alle elezioni, è diventata vicepremier. Parla sei lingue, è sposata con un dentista palestinese che aveva lavorato con Arafat, ha quattro figli, non rinuncia mai ai tacchi alti, è progressista, attenta al clima, ai diritti, all’utilizzo serio (frugale) dei soldi pubblici, è europeista e atlantista. Della leadership delle donne dice che “non è mai facile”, ma che “se la vuoi facile, non muoverti, stai ferma, stai a casa”, se invece vuoi cambiare qualcosa, gettati: non è facile ma è possibile.
Qualche tempo fa, la Kaag ha detto che stava pensando di lasciare la politica: troppe minacce, troppe torce. Le sue due figlie hanno detto in un’intervista in tv che temono per la vita della madre, lei si è commossa e s’è convinta che il pericolo fosse troppo grande. Giovedì ha annunciato che lascerà i D66 e la vita pubblica quando ci sarà il nuovo governo (si vota in autunno): non temo per la mia sicurezza, ma la mia famiglia – una famiglia multiculturale – ha bisogno di quiete. Nei commenti alla sua decisione e a chi racconta le minacce denunciando l’estremismo illiberale che mina la democrazia (e ci condanna alla mediocrità della leadership politica), le critiche non si fermano: perché ha esposto le figlie in tv così adesso sono riconoscibili? Perché non ricorda che ha lavorato per le corporation e che è esponente di un’élite liberale corrotta e vittimista? Sigrid Kaag è “la strega” cosmopolita e liberale, si merita la torcia: ha ceduto anche lei, dice un commento, molti esponenti del governo lasceranno la vita pubblica, li eliminiamo tutti e vinciamo.

Fonte: Il Foglio