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Nicola Costa porta in scena l’immigrazione

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“Il viaggio- Storie di migranti di ieri e di oggi”, scritto e diretto dall’attore-regista catanese, andrà in scena il 24 e 25 giugno (domenica alle 18,00 e alle 21,00 al Centro Zo di Catania

Fonte: Ufficio Stampa Centro Studi Teatro e Legalità

Debutterà sabato 24 giugno alle ore 21:00 (in replica domenica 25 alle ore 18:00 e ore 21:00) lo spettacolo teatrale Il viaggio – Storie di migranti di ieri e di oggi”, scritto e diretto da Nicola Costa. L’artista catanese, reduce da una lunga tournée nazionale con lo spettacolo “Come tu mi vuoi” di Pirandello, prodotto dallo stabile di Catania per la regia di Luca De Fusco e dall’ennesima ed applauditissima replica del suo “Solo l’amore conta – Omaggio a Pierpaolo Pasolini” andato in scena il 9 giugno a Caltagirone, si ripresenta al pubblico della sua città nelle vesti di autore e regista con un progetto teatrale delicatissimo e quanto mai attuale: quello dell’immigrazione. “Sono sempre più sporadiche le volte in cui avverto la voglia di scrivere e di raccontare sulle tavole di un palcoscenico il mio disorientamento. Oggi (che poi è un tempo indefinito) è una di queste. Il palcoscenico resta sempre e comunque l’unico campo di battaglia in cui sono pronto a combattere e a crepare. Tutta l’arte è un’urgenza e talvolta un medicamento”.

Queste sono alcune delle dichiarazioni rese pubbliche da Costa in attesa che arrivi l’ormai prossimo debutto, data in cui, in poco più di un’ora, farà conoscere al pubblico i versi e le motivazioni artistiche che lo hanno indotto ad affrontare un tema tanto scottante quanto tragico da cui in molti, purtroppo, forse senza neanche accorgersi, si sono lasciati assuefare dall’oblio e dall’indifferenza.

In scena, al contrario, si proporranno e si costruiranno dei veri e propri ponti ideologici, semantici, emozionanti. Ponti di riflessione tra un tempo attuale ed uno trascorso, lo stesso che meno di un secolo addietro ha accompagnato le sorti dei nostri avi con il seguito di inevitabili (?) quanto medesime etichettature e vessazioni a far da cornice al loro espatrio disperato. Oggi, quando si parla di immigrazione, saltano alla mente le tante immagini di morte e di disperazione di coloro che hanno sfidato il mare e le sue numerose avversità al fine di provare a sottrarsi dallo spettro di una vita violata, perennemente minacciata e persino spogliata del decoro della dignità. Ma è ancora possibile immaginare altro? O siamo già arrivati al punto di chiudere per sempre gli occhi, fare spallucce e fingere che vada tutto bene? “E no, signori… Qui non va bene un cazzo!” – Afferma Costa nelle sue note di regia.                                                               Sul palco Patrizia Auteri, Tiziana Cosentino, Tiziana D’Agosta, Daniele Di Martino, Filippo Giurbino, Simona Grasso, Noemi La Cava, Jessica Montemagno, Leonardo Nicolosi, Adriana Pistorio e Agata Raineri, supportati dall’assistenza tecnica di Conny La Cava, daranno vita alla pièce con la sensibilità ed il coraggio di chi ha scelto di lottare pacificamente, ma estremamente attraverso il teatro, in linea con gli orientamenti del progetto culturale Centro Studi Teatro e Legalità, ideato e diretto dallo stesso Costa.

Non sarà uno spettacolo politico ma rigorosamente apartitico. Nella volontà dell’autore è abortita ogni forma di retorica e/o di propaganda. Il focus sarà orientato sui nuovi “ultimi”, si darà spazio a testimonianze autentiche, a dati e fatti di cronaca, ma anche alle urla caotiche e disperate di chi ha vissuto con la morte perennemente poggiata sul proprio cuscino, ai messaggi di speranza e soprattutto all’importanza della sana accoglienza. Perché, in fondo, tra quelli come noi che stanno comodamente seduti in poltrona e quelli come loro, gli altri, gli ultimi che provengono da paesi lontani, coloro che questo avverbio dalle sonorità rigorosamente occidentali non l’hanno mai pronunciato, non c’è mai stata troppa differenza. La storia lo insegna. Perché il sangue che circola nelle vene è lo stesso per tutti, sempre. Così come la paura e la speranza che giocano a rincorrersi.

E se ad un secolo di distanza la storia si ripete, l’unica differenza (forse) sta nel fatto che molti, troppi (tutti noi?) siamo passati dall’altra parte della carreggiata, dimenticando in fretta quello che mai dovrebbe essere dimenticato.