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Strage di Brescia, quell’urlo di un sindacalista tra il sangue: ‘Aiuto, state calmi’

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Era il 28 maggio 1974. Otto morti, un chilo di tritolo, un comizio antifascista. Oggi forse si chiude una delle pagine nere della nostra Repubblica. L’audio indimenticabile di Franco Castrezzati

Oggi, forse, si chiude definitivamente la lunga e intricata vicenda giudiziaria di Piazza della Loggia a Brescia. Maurizio Tramonte, condannato lo scorso 20 giugno all’ergastolo come responsabile della strage, è arrivato all’aeroporto di Fiumicino. Tramonte e Carlo Maria Maggi, al termine di una lunghissima vicenda giudiziaria, il 20 giugno scorso sono stati condannati all’ergastolo per la strage di Piazza della Loggiua. Dalle indagini condotte dai Carabinieri del Ros, coordinati dalla Procura Brescia, era emerso il “ruolo organizzativo e di direzione dell’attentato” di Maggi, mentre Tramonte, oltre ad aver partecipato alle riunioni preparatorie della strage, avrebbe anche dato la sua disponibilità (come da lui stesso dichiarato) a collocare personalmente l’ordigno. Oggi pomeriggio Maurizio Tramonte è stato rinchiuso nella casa circondariale romana di Rebibbia, da dove non uscirà mai più.
Era le 10,12 a Brescia. 28 maggio 1974: in Piazza della Loggia, durante un comizio antifascista, esplode un chilogrammo di tritolo, nascosto in un cestino della spazzatura, causando la morte di 8 persone e il ferimento di altre 94. La strage di piazza della Loggia è un altro episodio della strategia della tensione, una lunga scia di attentati, da Piazza Fontana, alla Bomba alla Questura di Milano, al treno Italicus, che insanguinano l’Italia dal 1969 al 1984. Dopo molti anni di indagini, depistaggi e processi, vennero riconosciuti colpevoli e condannati alcuni membri del gruppo neofascista Ordine Nuovo; quali esecutori materiali vennero riconosciuti Ermanno Buzzi (nel frattempo assassinato in carcere) e Maurizio Tramonte (condannato in appello, in qualità di “fonte Tritone” dei Servizi Segreti Italiani), assieme ai già deceduti Carlo Digilio (addetto agli esplosivi) e Marcello Soffiati (il quale ha trasportato l’ordigno). Come mandante è stato condannato, in appello, il dirigente ordinovista Carlo Maria Maggi. Gli altri imputati, tra cui Delfo Zorzi, il generale Francesco Delfino e l’ex segretario del MSI e fondatore del Centro Studi Ordine Nuovo Pino Rauti furono assolti.

Vi riproponiamo l’audio di Franco Castrezzati, sindacalista della Cisl. Quel discorso mai finito. Erano le 10 e 12 minuti.

Amici e compagni, lavoratori, studenti, siamo in piazza perché in questi ultimi tempi una serie di attentati di chiara marca fascista ha posto la nostra città all’attenzione preoccupata di tutte le forze antifasciste. Sono così venuti alla luce uomini di primo piano che hanno rapporti con gli attentatori di piazza Fontana e del direttissimo Torino-Roma, vengono pure alla luce bombe, armi, tritolo, esplosivi di ogni genere. Ci troviamo di fronte a trame intessute segretamente da chi ha mezzi e obbiettivi precisi. […] Si attenta alla vita umana che è un diritto naturale. Si innescano ordigni esplosivi contro sedi di partito, sindacati, cooperative, col proposto di intimidire. Il propellente à ancora una volta l’ideologia fascista. […] La nostra costituzione, voi lo sapete, vieta la riorganizzazione sotto qualsiasi forma del disciolto Partito fascista. Eppure il Movimento Sociale Italiano vive e vegeta. Almirante, che con i suoi lugubri proclami in difesa degli ideali nefasti della Repubblica Sociale Italiana, ordinava fucilazioni e ordinava spietate repressioni, oggi ha la possibilità di mostrarsi sui teleschermi come capo di un partito che è difficile collocare nell’arco antifascista e istituzionale.

A Milano…
(poi le urla)

Morirono
Giulietta Banzi Bazoli, 34 anni, insegnante di francese.
Livia Bottardi in Milani, 32 anni, insegnante di lettere alle medie.
Alberto Trebeschi, 37 anni, insegnante di fisica.
Clementina Calzari Trebeschi, 31 anni, insegnante.
Euplo Natali, 69 anni, pensionato, ex partigiano.
Luigi Pinto, 25 anni, insegnante.
Bartolomeo Talenti, 56 anni, operaio.
Vittorio Zambarda, 60 anni, operaio.

 

Fonte: globalist.it