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Da Mariner a ExoMars: tutte le tappe dell’esplorazione su Marte

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Di Ambra Orengo

Dagli anni ’60 a oggi, la storia della conquista del Pianeta rosso è costellata di fallimenti e successi. Tra sonde e rover spaziali, le agenzie si sono rincorse per ottenere sempre più informazioni. Con un sogno in comune: una passeggiata umana sul suolo marziano

Dopo la Luna, c’è un’altra conquista che da sempre affascina l’uomo. Quella del Pianeta rosso. Marte è oggetto di osservazioni e congetture da secoli, fin dai tempi di Aristotele, da quando il telescopio ha permesso all’uomo di guardare da vicino i pianeti del suo sistema solare. Ma per tentarne la conquista, si è dovuto aspettare fino agli anni ’60 e tuttora, senza che nessuna passeggiata sia ancora avvenuta sul suo suolo, non è completata. In totale, secondo l’Agenzia Spaziale Europea (Esa), sono state tentate almeno 40 missioni su Marte e più della metà sono fallite.

I primi fallimenti sovietici e il successo americano

La storia delle esplorazioni di Marte inizia, appunto, con due fallimenti. Nel 1960, l’Unione Sovietica lanciò due sonde (Mars 1960A e B) ma entrambe non riuscirono a raggiungere l’orbita del Pianeta rosso. Dopo diversi altri tentativi falliti da parte dei sovietici, si misero in gioco anche gli americani. La prima vera missione riuscita è da attribuire infatti alla Nasa. L’agenzia statunitense lanciò, il 28 novembre 1964, la sonda Mariner 4, la prima a raggiungere Marte (il 14 luglio 1965) e a inviare sulla Terra immagini ravvicinate. Passò infatti a 9844 km dal suolo scattando, come programmato, 22 foto.

Da Mars a Viking: le prime immagini a colori

Il primo veicolo spaziale a rimanere in orbita intorno a Marte fu, questa volta, la sonda russa Mars 2 che, insieme alla sorella Mars 3, nel 1971, trasportò due lander (veicoli di atterraggio spaziale). Uno dei due riuscì nell’impresa di toccare il suolo: per 20 secondi fu il primo artefatto umano sulla superficie di Marte. Poi, si ipotizza, fu distrutto da una tempesta di polvere. Ma le missioni che tuttavia fecero dell’esplorazione di Marte un obiettivo fondamentale furono quelle delle sonde gemelle Viking della Nasa a metà degli anni ’70. Le due sonde furono le prime a inviare immagini a colori (di paesaggi per lo più desertici) e dettagliati dati scientifici dal Pianeta rosso, mappando il 97% della superficie.

La missione a lungo termine Mars Global Surveyor

Dopo Viking, l’esplorazione di Marte conobbe una lunga interruzione. Per oltre vent’anni, ci furono solo sporadici tentativi, per lo più falliti, di inviare sonde sul pianeta. La corsa alla conquista di Marte riprese nel 1996, con il lancio da parte degli Stati Uniti della Mars Global Surveyor, la prima vera missione riuscita che doveva concludersi il 31 gennaio 2001 ma che è stata poi estesa per altri cinque anni. Dal 2 novembre 2006 le comunicazioni con la sonda si sono definitivamente interrotte. Nel corso dei dieci anni, ha permesso di studiare l’intera superficie del pianeta e la sua atmosfera, raccogliendo una quantità di dati maggiore rispetto a quelli di tutte le sonde precedenti. Il Global Surveyor ha inviato, tra l’altro, immagini di canali e detriti che suggerivano la possibilità di sorgenti di acqua liquida sulla superficie.

La presenza di acqua su Marte

Nello stesso anno del Mars Global Surveyor, gli Stati Uniti portarono il Mars Pathfinder sulla superficie del Pianeta rosso. Sojourner, il piccolo rover depositato dalla sonda, procedette lentamente sulla superficie per molte settimane, analizzando rocce e catturando l’immaginazione del pubblico. Dopo un’altra serie di fallimenti, le cose andarono decisamente bene nel 2001 con l’orbiter Mars Odyssey della Nasa. Durante la missione vennero rilevati quantitativi di idrogeno sotto la superficie che indicherebbero la presenza di acqua ghiacciata. Dopo il lancio dei due rover Spirit e Opportunity (ancora attivo) nel 2003, la presenza dell’acqua è stata confermata dalla Phoenix Mars Lander, missione lanciata nel 2007 che, attraverso analisi del terreno, avrebbe identificato il prezioso liquido insieme ad altre sostanze (queste però ostili alla presenza di forme di vita). Le ultime missioni, in ordine di tempo, riguardano il lancio del rover Curiosity (nel 2011), la Mars Orbiter Mission, prima missione per l’esplorazione di Marte effettuata dall’agenzia spaziale indiana (2013), la missione Maven, lanciata nel 2013, e quella InSight (2018), entrambe effettuate dagli Stati Uniti.

L’europea ExoMars e le missioni future

Tra gli ultimi tentativi di esplorare il Pianeta rosso c’è anche quello firmato Agenzia Spaziale Europea (Esa) che riguarda da vicino l’Italia. Il nostro Paese, infatti, attraverso l’Agenzia Spaziale Italiana, è il principale sostenitore della doppia missione ExoMars con il 40% dell’investimento totale. ExoMars è divisa in due fasi: nella prima, lanciata il 14 marzo 2016, la sonda (TGO) ha raggiunto l’orbita di Marte dopo quasi sette mesi di viaggio, per iniziare una lunga fase di indagini sulla presenza di metano e altri gas nell’atmosfera. Inizialmente prevedeva il lancio di un modulo sulla superficie del pianeta, denominato Schiapparelli (in onore dell’astronomo italiano Giovanni V. Schiaparelli che per primo nel secolo XIX disegnò una accurata mappa di Marte), ma a causa di problemi tecnici il modulo è precipitato prima dell’atterraggio. La seconda parte della missione, che prenderà invece il via nel maggio 2020, consiste nel portare sul Pianeta rosso un innovativo rover capace di muoversi e, soprattutto, di penetrarne il suolo per analizzarlo. Il 2020 è anche l’anno in cui sono previste diverse altre missioni: la Nasa prevede di inviare sul pianeta un elicottero, la Cina vuole effettuare la sua prima missione in direzione di Marte, così come gli Emirati Arabi, mentre l’India progetta un ritorno dopo la missione del 2013.

L’uomo su Marte

Il compito della missione ExoMars è quello di indagare le tracce di vita passata e presente su Marte e la caratterizzazione geochimica del pianeta, in modo da migliorare la conoscenza dell’ambiente marziano per consentire di identificare i possibili rischi di future missioni umane. Le missioni con equipaggio rimangono infatti l’obiettivo primario di tutte le agenzie che da decenni si rincorrono alla conquista del Pianeta rosso. Al momento però le uniche agenzie che si sono espresse con modalità e tempistiche sono la Nasa e la SpaceX, l’agenzia del miliardario Elon Musk. In particolare quest’ultimo ha dichiarato che la prima missione con equipaggio è prevista per il 2024. La Nasa, invece, prevede di riuscire nell’impresa negli anni ’30 del 2000. Se sia fantascienza o meno, solo il tempo potrà stabilirlo. Di sicuro ci sono i costi elevati: secondo Pascal Lee, direttore del Mars Institute, si potrebbero spendere fino a mille miliardi di dollari per realizzare il sogno di mettere piede su Marte.

Fonte: tg24.sky.it/